Via Francigena in bici tra fede, storia, natura e bellezza
Quando si decide di intraprendere un pellegrinaggio segnato dalla storia e da migliaia di pellegrini prima di te, si è cercato di capirne il significato, la fatica e tutto ciò che potrebbe prevedere. Naturalmente ciò che prevedi non è mai ciò che sarà, ciò che tu vivrai in quei 620 km (quelli che ho percorso io da Piacenza a Roma) lungo la via Francigena.
Una lunga storia di pellegrini che da tutta Europa partivano per arrivare nei luoghi della fede, dei fondamenti della fede, dei santi, testimoni di fede. La via Francigena parte da Canterbury, vicino a Londra, o dal Gran San Bernardo, dove incrociavano i pellegrini. Arriva, definitivamente a Santa Maria di Leuca in Puglia, dove i pellegrini si imbarcavano verso il Santo Sepolcro. Tanti, arrivando dal nord, potevano girare verso Santiago de Compostela passando per le Le Puy en Velay (sotto Lione in Francia).
UN PO’ DI STORIA
Il nome Francigena deriva dal suo sviluppo in età carolingia. Sin dagli inizi il percorso utilizzava il San Bernardo (attuale inizio della Via), il piccolo san Bernardo oppure il Monginevro e il Moncenisio dalle Alpi occidentali. Probabilmente, questi due ultimi passi, venivano attraversati dopo essere transitati per Le Puy en Velay e aver lasciato gli eventuali propri compagni che andavano verso Santiago. I pellegrini arrivavano dalla Sassonia fino dalle isole britanniche, compresa l’Irlanda, naturalmente. Tanto che monaci irlandesi e scozzesi si fecero evangelizzatori del nostro paese. Come san Colombano tra il VI e il VII secolo, che fondò un’abbazia dopo Pavia, importante tappa per i pellegrini che arrivavano dall’Aquitania (sud-ovest della Francia). Sicuramente il più importante testimone del pellegrinaggio fu il vescovo anglosassone Sigerico che, andato a Roma per l’investitura, al suo ritorno cominciò a messere insieme delle indicazioni del suo viaggio: scarno ma preciso. Siamo alle soglie dell’anno 1000. Le note di Sigerico, conservate alla British Library, diventeranno una traccia importante per i pellegrini che intrapresero il viaggio da quel momento in poi. Un abate, questa volta islandese, verso il 1150, seguì alcune tracce di Sigerio ma indicò anche lui alcune tracce importanti. Le sue note, scritte in islandese, sono conservate all’Università di Copenaghen. Sicuramente i pellegrini passarono per il passaggio obbligato nel VII VIII secolo, del passo del Bordone (da valico dei Longobardi) ora della Cisa (sulla via troviamo un piccolo paesino di nome Bordone). Le coste erano presidiate dall’esercito Bizantino e, probabilmente, per questo è stata scelta la montagna.
L’età d’oro dei pellegrinaggi durò vari secoli . Lungo la via transitavano mercanti, artigiani e luoghi di ospitalità dei pellegrini che non pagano nulla. Chi invece si occupava d’altro, pagava l’alloggio. Oggi tutto si è trasformato e non è facile trovare le antiche tracce dei pellegrini soprattutto dopo un importante sviluppo industriale di molte aree lungo la via. Comunque ci sono importanti testimonianze degli inizi. Le trasformazioni sono state importanti e, forse, di ciò che vide Sigerico, c’è bene poco anche dopo il terremoto nella pianura padana del 1117. Probabilmente molte chiese e strutture furono costruite più grandi e accoglienti per i pellegrini. Alcune chiese romaniche furono abbattute per far posto a barocco anche se rimangono importanti e visibili costruzioni abbaziali e pievi straordinarie. Rimane anche, prima di Viterbo, un tratto di basolato della via Cassia. Un’emozione correre, seppur con difficoltà per la bici, su una strada costruita 2000 anni fa.
LA PREPARAZIONE
La bicicletta innanzitutto. Deve essere adeguata al percorso fatto di molte strade bianche e sterrate. Quindi è preferibile MTB, bici ibrida o gravel. Abbigliamento adeguato e, fondamentale, crema antisfregamento dato che le ore in sella sono molte. Una guida cartacea “Guida alla Via Francigena in bicicletta” ed. Terre di mezzo e scaricare la app della via Francigena che guida con gps. Due borse laterali per la bici, attrezzatura varia per le riparazioni e le forature. Non servono tenda e sacco a pelo perché ostelli e ospitali sono disseminati lungo tutto il percorso e i prezzi sono molto modici (offerta 10 euro letto e doccia).
SI PARTE
26/giugno: alle 8.10 si parte in treno da Padova con bici al seguito verso Bologna-Piacenza. Arrivo alle 12.10 a Piacenza e vado all’ostello a prendere la credenziale con il primo timbro. Dalla piazza del duomo di Piacenza (chiuso!!!) alle 13.30 circa parto verso Fornovo di Taro. Fa un caldo terribile, ma si va. Fuori dalla città iniziano le prime indicazioni della Ciclovia Francigena. Si corre attraverso la campagna piacentina. Arrivo a Fiorenzuola d’Arda con la sua meravigliosa Collegiata. In mezzo alla campagna si passa a visitare l’Abbazia cistercense di Chiaravalle della Colomba fondata da Bernardo di Chiaravalle.: chiostro stupendo, portico molto particolare e all’interno, tutto lungo l’abside, una meravigliosa infiorata. Si transita a Fidenza e intanto fa caldo. Vado a visitare il duomo dall’esterno. Iniziano le prime faticose salite degli Appennini. Arrivo cotto a Fornovo di Taro. La signora del Circolo Acli mi aspetta. km 85
27/giugno: partenza alle 6: almeno fa un po’ fresco. Oggi giornata impegnativa per la salita al passo della Cisa. Si sale e attraverso la bellissima Pieve Bordone. La sua prima costruzione risale al VI secolo. Peccato che si apra solo la domenica. Continua a salire e incontro lo stupendo paese di Berceto. Entro nel duomo intitolato a san Moderanno. Sicuramente Sigerico vi fece sosta così come indicato nelle sue note. E’ stupendo! Ma passo anche in farmacia per prendere crema antiscottature e creamaper le scottature: il sole non perdona. Esco da Berceto e dopo qualche chilometro sono al valico della CISA: 1041 mt. Scendo verso Pontremoli. Nel bellissimo centro storico mi fermo per un salutare gelato e una Coca. La giornata si chiude ad Aulla. La collegiata intitolata intitolata a san Caprasio. Purtroppo fu completamente distrutta da un bombardamento durante la II guerra mondiale. Comunque molto accogliente. La sera, cena del pellegrino a 10 euro. km 90
28/giugno. Si parte alle 6 da Aulla e subito si comincia a salire verso Panzanello/Fosdinovo. Salita molto impegnativa, ma in mezzo al bosco. Si arriva alla deviazione non dopo aver visitato la Pieve di Panzanello. Piccolissimo centro, quasi disabitato, dove si ritiravano i vescovo della Lunigiana. Rapidamente si arriva a Fosdinovo, protetta dalle alte mura ben con servate del castello medievale. Si scende verso Sarzana dove si entra nel bellissimo duomo e si transita per il bel centro storico. Si va verso Carrara con le molte aziende che lavorano il marmo. Da lontano si intravedono le alpi Apuane dalle quali viene estratto il marmo. Un momento per pensare che Michelangelo per scolpire la Pietà (e altro) è passato a scegliersi probabilmente proprio in quel posto, il suo blocco di marmo nel quale già vedeva la sua meraviglia. Si arriva a Massa e si va verso il Duomo. Una facciata molto bella , un interno non un granché. Si arriva a Sarzana e si va, tra impegnativi sali scendi verso Lucca. Lucca è una splendida città, con le su mura intatte, il suo fantastico centro storico e la piazza ovale. Dormo all’ostello e incontro altri pellegrini solitari: si cena insieme. Comunque fa sempre caldo. 115 km.
29/giugno: si va verso san Gimignano. Sempre alle 6 la partenza. Anche oggi tappa impegnativa (come le altre…). La strada è spesso sterrata lontana dal traffico. Tra infiniti saliscendi per ore mi ritrovo da correre da solo in mezzo alle bellezze della campagna toscana. Arrivato a San Miniato: splendido centro. La guida dice di fermarsi a san Miniato Basso, ma io non rinuncio ad una capatina al Centro Storico. Naturalmente bisogna salire e fa caldo. Si attraverso Castelfiorentino e arrivo a Gambassi terme dove faccio una salutare sosta con gelato annesso. Commetto un grossolano errore: ascolto il barista che mi indica, per accorciare, la via per i pellegrino a piedi che, purtroppo seguo. In mezzo al nulla con strade di campagna impossibili da percorrere con la mia bici. Spesso spingo la bici a mano. Certo, i luoghi e il silenzio sono incantevoli, la il caldo e la fatica la fanno da padrone. Sono senza acqua e, dentro ad un’abitazione, ci sono due rubinetti. Chiamo, suono ma non arriva nessuna. Senz’acqua non si vive e decido di riempire le borracce. Ringrazio il “cielo” e proseguo. Tra Pievi, meraviglie del creato, boschi, infiniti saliscendi, caldo e fatica, arriva alla splendida san Gimignano. Le sue torri, il duomo, le piazze: splendido! Trovo accoglienza dalle monache Benedettine di Vallombrosa, dentro la città murata. Mi apre la porta una monaca da Montegrotto che, in pochi minuti, mi racconto tutta al storia dello splendido monastero medievale. Salgo verso la piazza centrale di San Gimignano. Sono stanco, ma ne vale la pena per gli occhi, il cervello e il cuore. Ceno. Alla fine mi chiedono solo “contanti”: mi avevano, nella solitudine, per una che mangiava a sbafo. Non ho contanti e, quindi, hanno accettato, a fatica, la mia carta di credito. 94 km.
30/giugno: sveglia alle 5. La finestra si apre su una splendida alba. Con calma esco, parto e immediatamente sbaglio strada. Rapido, rimedio. Mi avvio verso Siena. Percorro la val D’Elsa: una meraviglia. Attraverso Colle val d’Elsa e mi imbatto in una storica, quanto grande, Casa del Popolo. Riparto! Il tempo corre rapido, il caldo è sempre più soffocante la strada è ancora lunga. Arrivo a Monteriggioni: una splendida pieve medievale. Salgo e vado a messa nella chiesetta. Tutto è fantastico. Solitario in mezzo ala natura, pian piano arrivo a Siena. In bici salgo verso il centro storico dove tutto è pronto per il Palio che avverrà dopo qualche giorno. Arrivare in mezzo a Piazza del Campo in bici, penso sia impagabile. Dopo ancora ore di percorso in mezzo alla campagna e continui e faticosi sali scendi, arrivo a san Quirico d’Orcia. La signora del’Ufficio Turistico che gestisce l’ostello mi aspetta. Incontro altre persone e andiamo a cena. Il paese è una perla, incastrato nella splendida Val d’Orcia: vedere per credere. Qualcuno, che per la terza volta faceva il percorso, mi consiglia di non fare la strada per Radicofani perché troppo pericolosa per la mia bici. Anche oggi 105 km.
1/luglio: Ascolto l’altro pellegrino e proseguo per la via Cassia: trafficata anche se non eccessivamente. Ciò non m i impedisce di inerpicarmi per andare a visitare le terme di Bagno Vignoni ancora oggi funzionanti: un posto magico! Riprendo la via segnata e giungo, dopo lunga salita, in vista del la go di Bolsena, Incastrato in mezzo alla natura, si manifesta in tutta la sua bellezza. Sul punto di migliore visuale, incontro due pellegrini in bici, non giovani come me, che erano partiti, cinque settimane prima, da Bruge, in Belgio. Dopo ancora strade bianche e saliscendi, arrivo a Montefiascone. Un bel Centro storico dove, su uno dei suoi portali campeggia la scritta: “100 Km alla tomba di Pietro. Al pomeriggio arrivo a Viterbo dopo 120 km. Trovo ristoro presso un Ospitale al quartiere medievale San Pellegrino: un posto stupendo. Naturalmente ci sono anche altri pellegrini. Sulla via i pellegrini aumentano di numero man mano che ci si avvicina a Roma. Il gestore è un volontario che ha fatto del pellegrinaggio a piedi uno degli scopi della sua vita. E’ un militare che è riuscito con altri a creare questo bel luogo di accoglienza. km 114
2/luglio. Ultima tappa verso la tomba di Pietro. Parto ormai consapevole che è l’ultima fatica, carica di soddisfazioni. Ancora, comunque, fa sempre molto caldo. Attraverso Vetralla con il suo duomo, chiuso purtroppo e poi Capranica. Arrivo a Sutri. Salgo nella piazza del centro storico. Le vie erano disegnate con del gesso, probabilmente per preparare un’infiorata. Scendo dal Centro e subito dopo passo nei pressi dell’anfiteatro in tufo di Sutri: molto particolare. Parto verso Formello in mezzo alla campagna. Arrivo al piccolo centro che ormai mi dice la vicinanza a Roma. Ancora sterrato, difficile da percorrere, salite dove bisogna spingere la bici a mano. Attraverso anche un tratto di un paio di km sulla via Cassia antica ancora con i suo selciato in pietra. Infine arrivo alla ciclabile del Tevere. Ormai ci siamo ma il sonno mi avvolge. Ci sono dei gasebi con delle panchine che coprono la pista: mi fermo e dormo 3 minuti. Qualcuno passa e suona il campanello per capire se “c’ero”.Mi alzo e vedo una ragazza che avanza in senso opposto al mio con la sua bici carica. SI ferma: è Giuliana, tedesca sulla trentina. Viene da Lipsia ed è partita in aprile. Ha fatto: Austria, Slovenia, Serbia, Bulgaria, Istambul , Roma e stava tornando. Un bel giro. Le indico che sta percorrendo la Francigena: non la conosce e prende nota. Foto di rito e ognuno per la propria strada: lei con i suoi 100 kg totali (bici, borse, tenda e lei), io con i miei. Arrivo a Roma sulla ciclabile e mi trovo sulla via della Conciliazione. Davanti a me ho san Pietro. km 115. Sono le 17.30! SONO ARRIVATO!
Rimango estasiato e quasi incredulo per alcuni minuti. Poi riparto. L’ufficio Pellegrinaggi vaticani è chiuso: il Testimonium, che dice che ce l’ho fatta, lo ritirerò il giorno successivo. Attraverso Roma: Fori Imperiali, san Giovanni ecc. Arrivo da degli amici, Ana e Stefano, che mi daranno ospitalità. Mi riposo per qualche giorno. Vado a san Pietro, naturalmente: lì sta il Centro della Cristianità e la meta finale. Come molte altre volte, resto incantato per parecchi minuti a contemplare la Pietà di Michelangelo. Vado a visitare la Cappella Sistina: mi basta. P
Riparto venerdì mattina 4 luglio alle 02.30 con Flixbus dopo il cambio di orario. Tappa a Siena, 2 ore di attesa e poi a Padova alle 13 circa. Vado in Ufficio da Stefania, prendo le chiavi di casa e ritorno a casa in bici. Dopo poco riposo totale.
COSÌ SI CONCLUDE LA MIA “VIA FRANCIGENA”!!!
Un pensiero Finale.
Un’esperienza da vivere. La fatica c’è, ma ciò che si vive, ripiana anche le fatiche. Al prossimo pellegrinaggio!