Via Francigena: da Canterbury al Col du Saint Bernard
Canterbury….
Iniziare un pellegrinaggio così lungo lascia sempre qualche dubbio. Ma partire da dove questo monaco iniziò il suo percorso nel 990 e arrivare a Roma dal papa per avere il sigillo di vescovo, fa pensare e riflettere. Perché! Una strada impervia, rischiosa ma si va. Al suo ritorno Sigerico, ormai vescovo, segna tutti i luoghi dove si riposa e lascia questa traccia che è ancora conservata. Arriva a Canterbury, luogo di origine del suo percorso, in 79 giorni. La strada esisteva già ed era una strada carovaniera, dove passavano i mercanti. Dopo Sigerico cominciano a transitare anche i pellegrini che si recano alla tomba di Pietro o, proseguendo per la Puglia, anche a Gerusalemme. La via Francigena quindi, è uno dei grandi pellegrinaggi medievali come Santiago de Compostela. La parte italiana l’ho già percorsa ora cercherò di seguire la traccia che va da Canterbury al Colle del Gran San Bernardo. Vedremo! Naturalmente la farò in bicicletta.
24 giugno, primo giorno
Parto da Venezia in aereo dopo aver preparato la bicicletta per caricarla. Ci è voluto tempo perché la bici deve arrivare integra altrimenti il viaggio finisce prima di iniziare. Arrivo Stansted, Londra, e lo scatolone della bici sembra integro. Vado alla fermata dei bus In attesa di quello per Canterbury. C’è una ragazza che attende assieme a me: non ci faccio caso. Saliamo! Io e lei, unici nel bus. Si presenta: vengo da Padova, San Giorgio delle Pertiche. Com’è piccolo il mondo. Studia e lavora all’Università di Canterbury. La strada è lunga e si chiacchiera. Mi aiuterà nel montaggio della bici, nello smaltimento dei rifiuti, mi accompagnerà all’albergo. Una birra assieme e poi torna a casa, non lontano da Canterbury. Un incontro interessante di persone che, non sono fuggite, ma cercano di migliorarsi. Molto gentile. Si stupiva di vedere uno che parte da Canterbury in bici per arrivare a casa e la fa come pellegrinaggio. Lei è Serena! Il modo migliore per dire che il tempo dell’inizio ha avuto un momento di aiuto, di incontro. Il viaggio è ben iniziato. Le persone gentili ci sono. Anche se riteniamo che non sia così e che tutti siano arrabbiati, abbiano qualcosa da lamentarsi. Non è così!
25 giugno, Canterbury- Wisques km. 95
Dopo il timbro alla cattedrale di Canterbury si parte. La cattedrale è la più importante chiesa d’Inghilterra. Il vescovo di Canterbury è il primate della chiesa anglicana anche se il capo rimane il re. Fin dalla sua nascita con re Enrico Ottavo che voleva sbarazzarsi della moglie Caterina d’Aragona in quanto non riusciva a dargli eredi maschi, per sposare Anna Bolena. Il papa negò la separazione ed Enrico, per tutta risposta, fondò la chiesa Anglicana. Per la cronaca Enrico VIII si sposò 6 volte. Fu padre di Elisabetta I. Qualche foto di rito al km. “0” della Francigena, e poi via lungo la via segnata: Pilgrims way. Subito dopo la cattedrale c’è la chiesa fondata da Sant’Agostino, andato per convertire i britannici. Lungo la campagna inglese, raggiungiamo il porto di Dover dopo una trentina di Km. Si attraversa la frontiera, si fa il biglietto per il ferry, e poi attesa di un’ora per il traghetto. 1 ora e 30 di traversata. Le bici sono entrate a Dover per prime e uscite a Calais per ultime. Eravamo io e un ragazzo australiano che voleva andare in Svizzera. Attesa di altri 20 minuti perché un’auto del servizio portuale ci ha accompagnato fuori dal porto. Uscire in mezzo ai camion era pericoloso. Terra francese. Si parte attraversando Calais. Ancora si attende la chiusura di un grande ponte mobile. Purtroppo i tempi si allungano. Chiamo i monaci Benedettini di Saint Paul a Wisques sperando di arrivare ad un’ora decente. Le monache sempre a Wisques non erano disponibile per quella sera. Qualche volta sbaglio strada finché un signore mi indica la via corretta. Sta di fatto che arrivo alle 21.15 abbastanza stanco. Un monaco mi aspetta fuori dal suo orario: a letto presto e sveglia alle 4.30. Mi danno una stanza, tutto è silenzio. Mangio qualcosa che mi avevano preparato e lasciato sul tavolo: pane, un pezzo di formaggio, una mela e due biscotti. Tutto monastico, tutto semplice. Un posto meraviglioso. . Ora riposo. A domani!
26 giugno, Wisques- Arras km. 85
Tappa dal significato importante. Partiti dal monastero, visto anche il monastero benedettino femminile, si va. La giornata non è troppo calda, si pedala bene. Si arriva a Blair Saint Lazare e a quella zona della Francia dove ci furono, durante la prima guerra mondiale, battaglie cruente. Mi fermo al memoriale, Madame de Lorete, la più grande necropoli di Francia. Sono 40.000 croci di soldati francesi. Un ordine straordinario dopo la morte. Davanti si trova un altro monumento. Una stele a semicerchio che contiene i nomi di 600.000 soldati morti in battaglia. Nomi di soldati di diverse nazionalità in rigoroso ordine alfabetico. Lungo la strada ci sono moltissimi cimiteri di guerra costruiti dai vari paesi partecipanti. Un luogo che lascia senza fiato se si ha qualche idea di cosa voglia dire la guerra. Dopo qualche km. sono ad Arras. Città di 40.000 abitanti circa, con una piazza principale bellissima e un comune che sembra una cattedrale. Si dorme in una casa della diocesi di Arras. Cena con una specie di fonduta: buona. A domani.
27 giugno, Arras-Seraucourt le Grand km. 95
Giornata di passaggio. Appena uscita da Arras, la campagna è maestosa. Colline perfettamente coltivate a perdita d’occhio e non si vede nessuno. Ogni tanto qualcuno che dispiega grandi impianti di irrigazione. Si continuano vedere memoriali ai caduti della prima guerra mondiale. Si capisce perché fu mondiale: cechi, polacchi, canadesi, inglesi, francesi, tedeschi, sudafricani, paesi del Commonwealth. Tutti i cimiteri memoriali sono tenuti perfettamente, nulla è lasciato al caso e al degrado. Proprio nulla. Qualche deviazione per strade sbarrate. Per chilometri mi sono trovato da solo, ma dico solo, in mezzo alla sterminata campagna. Un senso di solitudine, di libertà e di serenità. Quando vedevo qualche auto, mi sembrava il caos. Penultima fermata per oggi: Saint Quentin. Un luogo non nelle grandi mappe turistiche, ma che ha il suo fascino. Una bella piazza con un comune che sembra, come ad Arras, una cattedrale, una bella cattedrale gotica. Dentro c’erano decine e decine di bambini delle classi primarie che provavano le loro voci. Strano nella cosiddetta Francia laica. La giornata termina a Seraoucourt le Grand, dove al campeggio trovo lo spazio dedicato ai pellegrini. La signora del campeggio mi dice che quasi ogni giorno passano Pellegrini a piedi. Questo è un luogo di incrocio di pellegrini tra chi va a Roma e chi a Compostela. A domani!
28 giugno, Seraoucourt le grand-Reims km. 121
Tappa lunga e complicata. Strade sbarrate, qualche breve tratto impraticabile l’hanno allungata. Comunque chilometri di solitudine, in mezzo al bosco e lungo i laghi. Due momenti: la cattedrale di Laon è quella di Reims. Quella di Laon si vede da lontano che domina la valle dalla collina. Quella di Reims è incredibile: emozionante. A Laon, in chiesa, oltre a me, altre 2/3 persone. Il gotico si vede, slanciato, pulito . E poi il silenzio, sì, ascoltare il silenzio. Meraviglia. Quella di Reims ha una storia particolare. Ha incoronato tutti i re di Francia a partire da Clodoveo, primo re cattolico fino al 1830 con l’ultimo , Luigi Filippo l. Davanti alla cattedrale, sul sagrato, ci sono due lapidi che ricordano il giorno simbolico della riconciliazione tra Francia e Germania dopo l’odio della guerra. Una abbraccio tra il gen De Gaulle e il cancelliere Konrad Adenauer nel 1962. Lungo la strada, ho trovato moltissimi cimiteri della prima guerra mondiale: francesi, inglesi, tedeschi, australiani. Infine, 10 km prima di Reims, ho incontrato Elodie che si stava facendo un giro in bici. Chiedo un’informazione e mi accompagna fin davanti alla cattedrale. Saluto e dico che sono in pellegrinaggio. Lei si chiede cosa fosse tutto questo. Dice che la Francia non crede più, non va più in chiesa, non ci sono battesimi, non ha alcun interesse per il cristianesimo. Fa la maestra, stanca di farlo dopo soli 7 anni. Pensa te! Vuole tornare da dove è venuta: la campagna e il suo paesino. Dormo in un piccolo appartamento trovato su booking a 48 euro e a 200 mt. dalla Cattedrale. Dai, ci sempre la provvidenza visto che non avevo trovato nulla per il pellegrini. A domani!
29 giugno Reims-Outines km. 115
Ore 8 sono in Cattedrale e partecipo alla messa: 30 persone. Grandi cattedrali con turisti a visitare ma il motivo per cui sono state costruito in Francia, sembra sparito. Mi avvio per molti km. lungo la ciclovia della Marna. Io, la mia bici, il canale che scorre e nulla più. Qualche raro ciclista, qualche raro pescatore e camminatore. Entro in Chalon in Champagne e visito la splendida cattedrale. Molte vetrate del 1600 sono ancora intatte. Proprio belle. Rimango a lungo in silenzio in questa immensa chiesa. Solo solo. Prendo dell’acqua alla fontana e riparto. Esco dalla ciclabile e ritrovo la campagna ancora meravigliosa. Questa volta vigne di champagne all’infinito. In un paesino mi fermo alla boulangerie: avrei mangiato tutto. Mi fermo al classico croissant, baguette ai cereali e biscotto. Si riparte verso Outines, la meta di oggi. Arrivo ad Outines e trovo un villaggio molto particolare con case costruite a secco con traversine di legno in mezzo ai muri. Un po’ come nel medioevo. La chiesa ha una sua particolarità sia nella forma esterna sia in quella interna: completamente in legno. Cerco la chambre d’hôte (B&B): località “Una casa in mezzo al nulla”. Proprio vero, in mezzo al nulla, ma posto splendido. C’è anche una signora belga in cammino. Sulla cinquantina, due figli grandi, separata, bancaria. Usa tutte le ferie e lo farà finché, a pezzi di cammino, non sarà arrivata a Roma. Dice che è talmente convinta e coinvolta che ad altre vacanze non pensa. Si chiede anche perché dato che non è molto credente. La fede non si vede. Cena e poi ci si prepara per domani.
30 giugno Outines-Blessonville km.95
Parto come sempre verso le 8.30. Il tempo non promette nulla di buono ma la signora della Gite dice: pioggia a intermittenza. Campi sterminati ancora di vigne champagne, di girasoli dove qualcuno spunta con la testa dorata. Volevo andare all’abbazia Clervaux ma la deviazione era troppo lunga. Il navigatore mi indica una direzione che seguo. Ad un tratto attraverso un lungo sterrato sterrato. Questa volta è andata: forato! Va ben, fa parte del Pellegrinaggio. Smonto e rimonto la camera d’aria. Un ragazzo lì vicino offre il suo compressore ma non va il beccuccio. Gonfio con la mia piccola pompa ma si sfila la valvola e si sgonfia. Una disdetta! Intanto esce la compagna del ragazzo che col ricevitore ascolta il pianto del bambino di 19 mesi. Quindi? Il ragazzo accompagna me e la bici da un rivenditore semplicemente per pomparla. Sembra ridicolo, ma è così. Compro una pompa funzionale a 6,85 euri e spero bene. Credo che anche l’aiuto dall’alto sia fondamentale. Entrambi lavoravano per produrre lo Champagne: 1,8 mln di bottiglie all’anno. Vendemmia rigorosamente a mano per legge. Avevano già accolto in casa perché fuori diluviava dei pellegrini verso Santiago de Compostela. Parto, ho perso tempo e non arriverò alla destinazione prevista. Sono per strada faccio qualche telefonata per l’alloggio riservato ai pellegrini: zero risposte. Passo attraverso un villaggio e vedo due signore. Di solito questi piccoli villaggi sono deserti. Chiedo se c’è posto per Pellegrini in quel villaggio e subito mi indicano un luogo e mi danno il nome di in signore. Un posto perfetto, proprio Accueil des pelerins coordinata dall’ex sindaco di Blassonville, metropoli di 200 (numero corretto) abitanti. Il sindaco mi dice che anche lui ha avuto i suoi problemi da risolvere. Quindi mi preparo la cena e si dorme.
1 luglio Blessonville-Champlitte km. 84
Giornata difficile: 85 km di pioggia. Ma si va. Parto non prima di aver visitato per qualche momento la chiesa del villaggio e rimanere in silenzio, da solo, per qualche minuto. Poi, mi si chiede un’intervista alla radio Cattolica nazionale. Difficile correre con la pioggia e l’impermeabile per evitare di imbrattarsi. Qualche volta smette ma per qualche istante. Vado a visitare Langres, città fortificata. Il navigatore mi fa fare una salita micidiale per entrare in città. Alla fine riesco ad uscire. Esce un po’ di sole e si vedono sotto il sole le rotoballe in mezzo ai campi dove la trebbiatura ha fatto il suo corso. Alla fine arrivò a Champlitte. Cerco inutilmente un posto per dormire-pellegrino come scritto nella guida. Nessuno risponde. Decido di andare in campeggio. Persone simpatiche. Timbro sulla credenziale del Pellegrino e cena al ristorante del camping. Prezzo iper modico. Intanto la pioggia va e viene anche quando monto la tenda. Speriamo bene in domani. Oggi è andata così. Però sempre bene.
2 luglio, Champlitte-Shey-Maiziers km. 115
Un lungo tratto. La giornata si è riscaldata rispetto a ieri. Non caldissimo e quindi, bene per correre in bici. Arrivo alla città di Besançon dopo essere passato tra innumerevoli boschi in perfetta solitudine. Si passa per il centro. Visito la cattedrale completamente solo. Besançon mi mette in difficoltà quando devo uscire. Salite pazzesche mi fanno allungare la lingua ma si va. Mi fermo in un piccolo negozio dove compro acqua da bere, del formaggio. Alla fine trovo alloggio a Shey-Maiziers dai religiosi della congregazione di Nostra Signora de la Salette. Comunità di 6 religiosi, 1 francese, 4 malgasci e un polacco. Si occupano di 41 parrocchie, cioè piccoli villaggi. Ricordo che le chiese, in Francia, sono di proprietà dei comuni. Posto molto accogliente. Sembrava non ci fosse la cena, invece, nella credenza trovo pasta e sugo. Quanto basta. A domani. Iniziano le grandi salite.
3 luglio, Shermin-Le Maziers – Orbe km. 93
Colazione abbondante, visita alla chiesa, qualche minuto in silenzio da solo, e si parte. L’intenzione era di arrivare a Losanna, ma non è andata così. Pazienza! Fa parte degli inconvenienti, anche se sarà una giornata speciale. Passo per Ornans, la città del pittore Courbet. Pittore che dipinse “Il funerale”. A suo tempo venne criticata perché era troppo grande e perché non rendeva onore alla celebrazione. Ora si può ammirare al museo d’Orsay a Parigi. Il viaggio sarà lungo e faticoso. Salgo a 1000 metri lungo la via principale. Devo oltrepassare la frontiera tra la Francia e la Svizzera e andare a Orbe. Il navigatore è impazzito, le persone mi danno indicazioni diverse . Alla fine ascolto un ragazzo. Mi va dritta. Sono a Orbe e controllo se c’è da dormire a Losanna. I B&B costano troppo e mi decido per il campeggio. Mentre sto cercando, due ragazzi con una bambina di pochi mesi nel passeggio mi si avvicinano. Mi chiedono se possono aiutarmi. Si comincia a parlare e poi mi domandano di andare ospite a casa loro. Dopo qualche istante di titubanza, vado. Estrema accoglienza e semplicità. Loro vanno in bicicletta anche in viaggi lunghi. Lei, Orelie, anche da sola. Quest’anno vorrebbero andare a fare un giro anche con la bambina in un carrettino trainato dalla bici. Orelie ricorda che più volte è stata ospitata e ha/hanno deciso di fare lo stesso. Se vedono un ciclistica in difficoltà, lo ospitano. Incredibile che la cosa sia capitata a me. Da solo, che cerca qualcosa, un perfetto sconosciuto in casa. Solo il caso? A domani!
4 luglio Orbe-Martigny km. 100
Siamo alla penultima tappa prima di affrontare il Colle del San Bernardo che avremo domani. Si passa dalle colline svizzere alle montagne che separano la Svizzera dall’Italia. Ho salutato i ragazzi che mi hanno ospitato e via. Orelie mi avevano fatto uno schema di strade per evitare percorsi eccessivamente trafficati o difficili. Lungo il percorso ho visto, ho osservato e ho riflettuto. La bellezza del lago di Losanna. Ma anche la ricchezza di Losanna e della Svizzera: macchinoni, albergo a 5 stelle sul lago. I prezzi sono veramente alti. Una pizza margherita 15 euro. Quindi pensate il resto. In Svizzera le ciclabili ci sono un po’ dappertutto anche nelle grandi strade. Sono spesso bike lane molto larghe anche perché le strade sono larghe. Ho trovato posto alla parrocchia dell’annunciazione gestita dai padri di san Bernardo. Siamo in 4: 2 donne e due maschi. Una dalla Nuova Zelanda, una dal Belgio, uno da Montreal (Canada) ed io. Per il ragazzo da Montreal era l’ultima tappa. Al pomeriggio sarebbe ripartito per il ritorno. Come lavoro pensava, progettava e cuciva costumi per il teatro. Diciamo che il mondo è rappresentato. Domani preghiera alle 7.15 e colazione alle 7.32 e poi via. Ci vorrà grande calma.
5 luglio Martigny-Col du Gran Saint Bernard km. 45
Questa è l’ultima tappa del mio pellegrinaggio prima di quella del ritorno. So ceh saranno 45 km. molto difficili soprattutto con un carico di 25 kg oltre a me e la bici. Comunque, colazione abbondante con i padri di Saint Bernardo e via. La strada, all’inizio, non molto pendente. Mi accorgo di essermi dimenticato le borracce a Martigny. Pazienza! In una deviazione obbligatoria per bici, compro dell’acqua. Ma ho sempre con me una bottiglia da un litro e mezzo per riserva. Naturalmente si aggiunge al peso. Il problema sono i camion che poi transiteranno dal traforo verso l’Italia. Dopo poco, le pendenze si fatto più cattive. Ogni tanto mi fermo, mangio qualcosa, osservo il panorama. Siamo sul 6/8% ma si va. Le gambe tengono, il fiato anche e le ruote girano. Con calma! Dopo circa 35 km. inizia il traforo e le bici vengo deviate verso il colle. E lì la salita si fa molto più impegnativa. La strada è stretta in mezzo alla meraviglia della montagna senza alberi solo immensi prati e la strada sale, sale, sale. Faccio una sola fermata perché non c’è spazio. Le pendenze sono tra il 10/14%: veramente dura. Mi sembra di non arrivare mai. Ma spuntano gli edifici del passo. Ancora qualche spinta e mi trovo sotto al cartello: Col du Grand Saint Bernard. Sono alla fine. Non ci credo. Mi rendo conto di avere percorso molti km prima di arrivare alla cima e una immensa soddisfazione scorre dentro di me. Sono veramente felice! Qualche foto di rito, ed entro nell’Hospice gestito dai padri di Saint Bernard ai quali avevo telefonato 3 ore prima. Mi avevano assicurato che c’era posto. Mah! Il mio nome non c’è. Comunque mi danno una stanza, cena e colazione. Siamo in 15: francesi tedeschi, austriaci e via dicendo. Anche 2 toscani che avevano prenotato ma nulla avevano a che fare con i pellegrini. C’è chi, tra i pellegrini, ha fatto in 2 mesi Canterbury-Saint Bernard a piedi, altri che faranno tratti della via, altri che andranno a Roma. Lo scenario è fantastico, le montagne splendide, la pace è totale. Messa e cena attendendo il rientro a casa.
6 luglio Col du Saint Bernard-Aosta-Padova km. 38 (solo discesa)
Il cielo è terso, lo spettacolo ruba gli occhi. Scatto qualche foto e accetto l’augurio della ragazza dell’accueil di buona discesa. Ci sono 15 gradi e si scende. Poche auto e pochi ciclisti salgono. In un’ora e mezza sono alla stazione di Aosta. Faccio il biglietto per portare con me anche la bici senza smontarla ma ci saranno 3 cambi prima di arrivare a Padova: Chivasso, Milano, Verona. La bici si trasporta in tutti i treni regionali e inter-regionali. Alcuni più comodi per la bici, altri meno. A Verona perdo il treno e aspetto un’ora. Troppo pochi 5 mm. tra l’arrivo e la partenza. Anche questo era prevedibile. Alla fine arrivo a Padova verso le 18.30 e a casa verso le 19.15. Così si conclude il mio lungo viaggio!
Breve riflessione conclusiva
Non ho fatto un’impresa: molti altri l’hanno fatta prima di me. Non sono stato eccezionale: ho ciò che mi sentivo di fare. Lo sentivo dentro di me da qualche tempo ma il covid mi ha bloccato. Non è stata un’avventura. Ho faticato, ho incontrato persone, ho visto luoghi meravigliosi, ho attraversato colline, boschi, vigne, montagne. Ho visto chiese, castelli, abbazie, villaggi splendidi. I mie occhi hanno incontrato paesaggi splendidi. Ho fatto centinaia di km. in perfetta solitudine. Una delle cose più belle. Sono entrato in chiese piccole, abbazie, grandi cattedrali gotiche, dove sono rimasto in silenzio, ho ascoltato, ho pregato. Ho cercato di pensare a quanti prima di me hanno fatto quella via a piedi, in bici, a cavallo. Fin dal medio evo e anche prima. Il pellegrino è mil cammino verso la meta, non la meta. E la libertà che libera. Ora continua il pellegrinaggio della vita. Chissà, magari con un altro percorso in bici.