Un partito dei cattolici?
Da qualche tempo sulle pagine del Corriere riemerge la “questione cattolica” o meglio, la rappresentanza politica dei cattolici. Dai filosofi Dario Antiseri e Vittorio Possenti, al ministro Andrea Riccardi, allo storico Roberto Teodori, al presidente dell’Istituto don Sturzo Roberto Mazzotta e infine a Umberto Curi, hanno cercato, seppur in maniera diversa, di riflettere sulla questione. E’ un fatto che alcuni movimenti ci siano stati e ci siano, forse in modo non evidente o non mediaticamente aggressivo, ma ci sono. Che cosa i cattolici, o meglio, alcuni dei nostri intellettuali chiederebbero: la rappresentanza politica dei cattolici deve tramutarsi nella costituzione di un nuovo partito, non di soli cattolici, ma che si ispiri alla Dottrina Sociale della Chiesa. Come sappiamo, coloro che si occupano di politica e si ispirano alla Dottrina Sociale della Chiesa, sono sparpagliati nei diversi partiti, così come chi non è impegnato direttamente in politica, quando va a votare non lo fa univocamente. Certo è che la dispersione di un patrimonio di cultura, di idee, di volontariato, di associazioni, di pensiero mettono molti a disagio, e questo disagio sta, probabilmente, nel non sentirsi rappresentati da alcuna forza politica dello scenario che quotidianamente ci viene proposto. L’asserzione finale di Antiseri “la truppa è pronta; disertori appaiono essere i generali” non mi convince. Non mi convince che la truppa sia pronta e non mi convince l’assenza di generali. Diciamo che la truppa è dispersa e si sente, forse, costretta in anguste gabbie di reciproco rispetto ma che non sempre si aprono all’ascolto. Certo è che un numero sempre crescente di “stanchi” dei partiti sente allontanarsi anche la politica e decide di non andare a votare come alle ultime amministrative. Molti altri seguono il “nuovo” assecondando le denunce di Grillo e dando fiducia al M5S che probabilmente ha il contributo anche di cattolici. Ma molti di coloro che non vanno a votare vorrebbero essere rappresentati? Come coinvolgere queste forze facendole sentire parte integrante del paese senza doversi disperdersi e quindi confondersi ulteriormente? Come non disgregare il patrimonio che ancora esiste dei cattolici democratici o liberali che fatica ad esprimersi sia a livello locale che nazionale nei partiti? Oppure possiamo anche dire che i cattolici in politica non hanno più motivo di esistere perché la società è laica e religiosamente assopita e il loro pensiero è minoritario. Io penso che tutto ciò non vada disperso e non si debba ridurre chi si riconosce come cattolico ad una testimonianza o, peggio ai riservisti chiamati quando mi servono per dirimere questioni o per trovare interlocutori che potrebbero essere utili alle necessarie mediazioni. Il nutrito gruppo ritrovatosi a Todi che comprendeva il vasto panorama delle aggregazioni laicali cattoliche, ha iniziato una riflessione e prodotto un documento che, probabilmente i partiti nei quali i cattolici militano o in cui si riconoscono, hanno pensato di passarci sopra un leggero tratto di matita. Non si sa mai che si possa cancellare il segno e leggerlo per capire quel mondo che in Italia esiste e, basta osservare il nostro Veneto come dice Curi, è in continuo movimento e fermento. Sono energie vive che contribuiscono a migliorare il paese che sentono l’esigenza forte del valore della politica come “carità” e servizio, ma che allo stesso tempo evidenziano la debolezza dei partiti, stanchi e talvolta logorati dalle battaglie e non infrequentemente anche nella proposta. Uscire dal nascondimento per i cattolici, non significa cercare generali per guidare le truppe (quelli attuali hanno perso le stellette?) ma che chi ha volontà e forza aggreganti sappia mettere assieme cattolici e laici perché il pensiero non può essere unidirezionale ma rappresentativo di tutti. Cosa succederà alle prossime elezioni politiche non è dato a sapersi, ma è certo che non ci si debba aspettare solo il silenzio di disciplina. Non un partito dei cattolici di cattolici e non. Non si vuole un raggruppamento di o dei cattolici, ma che l’appartenenza venga riconosciuta perché come dice questo verso di Hölderlin che ho ripreso da Roberto Mazzotta, direttore dell’Istituto don Sturzo: «Là dove è il pericolo cresce anche ciò che salva».