Un incubo chiamato 110%
Chissà quanti sono ancora alle prese con questo tormentone diurno e notturno senza sapere come uscirne e vedere poca luce in fondo al tunnel. Magari già in balia di cause e avvocati, lavori iniziati, mai terminati o inchiodati dal tribunale. Chi aveva una casa, come la nostra, di una trentina d’anni, ha considerato la possibilità di sistemarla sfruttando la legge del famoso 110%. Ci si affida a un professionista esperto in materia, si prepara tutta la documentazione e poi, si comincia. Anzi si aspetta. Dobbiamo costituirci in condominio. Incontriamo un amministratore di condomini suggerito dal professionista che, dopo grandi disponibilità, non si fa più vedere né sentire.
L’inizio, pertanto, è pessimo. Quindi se ne cerca un altro. Non facile per il periodo, ma ce la facciamo. Il primo General Contractor, contattato dal professionista, decide immediatamente di abbandonarci. Nulla è iniziato e quindi si passa alla ricerca di un secondo. Aziende locali, esperte che ci convincono. Si aspetta. Il cantiere non inizia. Ad un tratto sembra che la cosa funzioni. Mah! Troppo bello. I lavori cominciano a rallentare, le maestranze a non presentarsi, il materiale a non arrivare. Quindi riunioni, incontri on line, minacce di cause varie che nessuno vuole. Ovviamente nemmeno noi che siamo forse al 20% dei lavori, molti eseguiti in maniera approssimativa. Ad un certo punto questi ci chiedono, per andare avanti, l’anticipo totale dell’importo del 110%. Poi ce lo “restituiranno”. Non riescono a piazzare i crediti, ci dicono.
Nessuno di noi vuole impelagarsi e, chiaramente, non vuole e non può mettere soldi che non ha. Decidiamo di recedere dal contratto e salutarli. Non senza dolori. Ma si chiude. Si propone un altro GC. Questo dura due mesi senza muovere un chiodo. Il tizio che doveva acquistare i crediti, diciamo che ha tergiversato e l’abbiamo salutato. Meglio così! Siamo in crisi: cantiere fermo, altro GC non c’è, qualche lavoro fatto a metà su qualche abitazione e tutti che sono coinvolti in questo groviglio avendo sborsato denaro senza alcun risultato. Per fortuna teniamo duro. Dopo qualche mese si trova un altro GC. Noi sempre speranzosi.
Non abbiamo alternative: ci fidiamo. Comunque cerchiamo di andare a vedere altri lavori eseguiti da questo nuovo GC: sembra bene. Ci chiedono una “cauzione” che versiamo. I lavori iniziano alla grande: cose mai viste. Poi, anche questi, cominciano a rallentare, a non farsi vedere. A non pagare le imprese, a non riuscire a piazzare i crediti. Unica nota positiva: al 31 dicembre 2023 si certifica che i lavori sono stati eseguiti al 60%. Poi cambia la legge. Non più 110% ma 70%. Ma tutto si ferma. Ponteggi montati e rimasti inutilizzati per mesi, personaggi che ogni tanto vengono in cantiere, iniziano un lavoro lasciandolo inconcluso. Ora è entrato nella società del GC un sub-qualcosa di cui non possiamo non fidarci. Ha spalle economicamente coperte e questo è positivo.
Riusciremo a terminare i lavori? Tutti noi speriamo di sì. I lavori riprendono “lunedì”. Penso che questa situazione sia vissuta chi più chi meno, da molti che, con fiduci a, hanno iniziato a percorrere la strada accidentata del 110%. Molti sono in situazioni peggiori, altri sono riusciti a vedere la fine dei lavori: beati loro! E non credo che, come noi, abbiano ville da ristrutturare ma semplici appartamenti o case a schiera da migliorare. Si va avanti alla giornata, ancora tra riunioni da incubo e momenti di speranza che non possiamo perdere nonostante tutto. Troppe improvvisazioni. Sarà dura, ma non stiamo a guardare. La battaglia continua.