Tram: le proteste aiutano alla realizzazione
Credo che se non è giornaliera la protesta del comitato “No rotaie” e quindi no tram, poco ci manca. Difficile arrivare a una condivisione, ad una mediazione tra il no e il sì. Difficile che i due opposti si incontrino. Quindi minacce di denunce, ricorsi, manifestazioni, raccolta firme e tutto l’armamentario necessario ad un comitato. La storia è questa: da un parte il comitato guidato da una decisa e intraprendente signora, tale Liliana Gori, dall’altra il l’amministrazione, la Provincia, i tecnici, gli incontri con i cittadini, talvolta gli scontri, le valutazioni di ogni tipo, i finanziamenti, gli appalti, ecc.. Risultato? Il tram si farà.
Non sono nati comitati di chi ritiene che il tram sia, finalmente, un strumento di garanzia contro l’inquinamento, l’aumento del traffico, l’aumento degli utenti, lo scarso impatto ambientale. Evidentemente non ce n’è necessità. Forse bisognerebbe chiedere a chi, e sono migliaia, ogni giorno usufruisce di questo straordinario mezzo per raggiungere il centro: studenti, lavoratori, gente qualsiasi, che mai e poi mai e per nessun motivo vorrebbero che fosse tolto.
Capisco le ragioni del comitato, che è numeroso e si fa sentire, ma nulla a confronto di chi, padovani o meno, abitanti di Voltabarozzo e non solo, lasceranno in garage o al parcheggio scambiatore l’automobile per salire sul tram. Se si pensa che un giorno potrà servire Ponte san Nicolò e Legnaro fino all’Agripolis, credo che non si possa che riconoscerne l’importanza e il suo impatto sociale e positivo sull’ambiente. Mi piacerebbe, dopo che il tram entrerà in funzione, vedere la signora Gori salirvi, magari assieme agli altri del comitato e constatare di persona la bontà dell’opera. Le battaglie si fanno, a volte si vincono, a volte si perdono. Questa volta la bandiera sventolerà sul tram. E moltissimi ne saranno felici. Anche quelli del comitato. Mi dispiace!