Se, a Padova, le donne cominciassero a camminare
Sara, Francesca, Giovanna, Giulia, Irina, , molti altri nomi, anche se di fantasia, che indicano che dietro ad ogni nome c’è una persona, una donna, uccisa o maltrattata dal proprio marito o compagno non in grado di affrontare una separazione, una malattia, accettare una gravidanza. E questa debolezza dell’uomo, apparentemente tranquillo, fa scatenare la violenza fino all’eliminazione fisica della donna, i figli e anche se stesso, per cancellare qualsiasi traccia dell’affronto subito e del futuro possibile.
Le statistiche dicono che c’è un calo delle uccisioni, una riduzione delle denunce, delle violenze, ma ciò non significa una riduzione dei maltrattamenti. E se le violenze in generale sono in diminuzione, le violenze sulle donne sono ancora le più numerose. Spesso le donne non denunciano i soprusi subiti perché hanno paura di non essere tutelate, temono ritorsioni nei confronti dei figli, forse pensano di amare ancora l’uomo che le tormenta, le perseguita. Sembra che tutto ciò sia questione di notizie che transitano rapidamente, dove la fredda cronaca racconta che si piange chi non c’è più, che si condanna l’assassino, se c’è ancora, e che bisogna rassegnarci agli eventi. Ma sarebbe brutale rassegnarci di fronte alla barbarie.
La semplificazione delle sofferenze, non aiuta a capire e sradica i fondamenti dei valori che costituiscono le nostre società civili. Ma le donne non sono sole. C’è chi si occupa di loro: le ascolta, le accompagna, le aiuta e cerca insieme a loro la via migliore per ritrovare almeno un po’ di serenità. Anche nella nostra città, al Centro Antiviolenza, si rivolgono ogni anno centinaia di donne che denunciano le violenze subite e vengono seguite, talvolta anche in situazioni complesse, e si cerca di dare una risposta che le possa aiutare. Sembrerà strano che si gestiscano “case di fuga”, come nella nostra città, dove donne, spesso con i loro figli, vengono messe al riparo da situazioni di violenza di ogni genere. Quasi una sconfitta del sistema dei diritti ma, purtroppo, una necessità.
Credo che il sostegno, l’ascolto di chi opera in tal senso, deve essere costante da parte delle istituzioni, per una collaborazione costruttiva nel trovare insieme risposte che possano essere sempre più efficaci di fronte a situazioni che, mio malgrado, sono sempre più frequenti e crudeli. Penso che il prossimo sindaco di questa città, dovrà avere un’attenzione particolare per le donne e per chi si occupa della loro tutela. Questo non potrà che rendere migliore la nostra città.