Scuole paritarie: non devono essere discriminate
L’articolo del prof. Dalla Zuanna sulle scuole paritarie, mette in luce, se ancora non fosse chiaro, che cosa voglia dire gestire una scuola paritaria e il suo valore. Dietro ai numeri situazioni complicate, ingestibili, ma grande disponibilità e servizi fondamentali. Nel sistema scolastico italiano, come prevede la legge Berlinguer del 2000, la scuola pubblica è costituita dalle scuole statali e “paritarie” .
Anche le scuole comunali dell’infanzia sono paritarie. Quindi in quanto riconosciuto dalla legge, tutti devono avere gli stessi diritti e, naturalmente, adempiere agli stessi doveri. Qui, invece, sempre una lotta per tentare di farsi riconoscere come “scuole”, e chiedere a destra e a manca, contributi per poter sopravvivere. Contributi da Stato, Regione e Comuni, che sono fondamentali ma che rimangono tali senza mettere le scuole sullo stesso piano. Lo Stato, con la scuola paritaria, risparmia circa 4 miliardi all’anno e le famiglie versano mediamente 2000 euro all’anno rispetto alle statali dove si paga solo la mensa con contributo di circa 800 euro all’anno, come scrive ancora il prof. Dalla Zuanna. Il resto dei costi per le scuole statali, compreso il personale, rientra nella tassazione generale.
Se non ci fossero le paritarie, per molti comuni sarebbe un dramma perché sul territorio esiste solo quella gestita dalla parrocchia. Affrontare il problema solo in termini economici o, peggio, ideologici, non aiuta a dare risposte alle migliaia di famiglie con figli piccoli. La scuola paritaria esiste, funziona bene, offre con competenza e professionalità servizi e dà risposte a chi ha figli e DEVE essere tutelata in quanto scuola. Non vuole sostituirsi alla statale ma lo Stato ne ha bisogno. Da noi, Padova e Veneto, in generale il 60% delle scuole dell’infanzia sono paritarie gestite da parrocchie o enti religiosi.
Nascondersi dietro al dito di chiedere una scuola solo statale senza avere chiaro con quali risorse poterla gestire, vuol dire volersi allontanare dal problema. E chi pensa di continuare ad elargire solo contributi per tamponare le falle del mancato riconoscimento delle paritarie come “scuola”, non aiuta l’applicazione della legge che afferma la parità tra scuole. Nelle scuole paritarie, visti i costi della retta di circa 180/200 mensili, i bambini stranieri sono solo il 13% mentre nelle statali il 41%. L’inclusione? Solo una bella parola.
La crisi della natalità è nota e, ormai, consolidata. Ma i servizi , che sono una delle risposte alla denatalità, devono essere migliorati e garantiti a tutti senza alcuna distinzione. Parole che dovrebbero risuonare soprattutto nelle orecchie di chi governa ma anche di chi considera il valore di questo segmento educativo fondamentale. Quindi, o si affronta una buona volta il problema o lo si lascia andare alla deriva con tutte le conseguenze del caso.