Rifugiati: la Chiesa risponde ai no e ai forse dei sindaci
Ancora un volta la Chiesa italiana in prima linea per dare risposte vere a chi è in difficoltà. Le parole forti di papa Francesco lanciate alle parrocchie, agli istituti religiosi, ai conventi, di aprire le porte non sono un richiamo, ma imprimono un’accelerazione importante all’accoglienza. La Chiesa potrebbe arrivare ad ospitare anche 400.00 profughi, ha detto il cardinale Bagnasco, presidente della CEI. E tanto per ricordare, dopo la I guerra mondiale le parrocchie italiane, ospitarono 500.000 sfollati in una operazione straordinaria. Ciò per la forza della carità che è insita nel sue essere Chiesa, ma anche per dare risposte vere alle donne, agli uomini, alle famiglie che cercano una nuova vita e fuggono dai loro martoriati paesi. Paradossale è che in ogni comune che chiude le porte ai rifugiati ci siano una più parrocchie, magari qualche convento o monastero. Quindi nei comuni i rifugiati vengono ospitati nonostante il rifiuto dei sindaci. Urla, paure e strepiti di chi pensa di aver vinto la guerra contro i rifugiati, contro lo Stato, contro i prefetti cercando di organizzare le truppe quando i carri armati del “nemico” gli passano sopra la testa. Non si riesce a capire quale possa essere l’obiettivo dei sindaci che rifiutano qualsiasi collaborazione con le prefetture, istigano all’insulto anche dentro le chiese quando coloro che rifiutano vivono nell’appartamento di sotto. Le diocesi del Veneto compresa quella di Padova, attraverso gli Uffici Caritas, le cooperative, le associazioni, le famiglie si sostituiscono, purtroppo, alle istituzioni che non vogliono fare il loro dovere di governare il fenomeno sul proprio territorio. E anche a coloro, che cercano risposte a Roma, alcuni hanno qualche idea, altri più che avere qualche idea per il proprio comune che conoscono, sono sul terreno minato di equilibrismi che del “forse” o del ” vedremo”. Tra l’altro con una mossa poco da ministro degli interni, Alfano, al posto dei sindaci vorrebbe chiamare le parrocchie per far fronte all’emergenza richiedenti asilo.. Anche a Padova, quindi, nonostante il rifiuto categorico del sindaco, i suoi continui proclami, le sue accuse al prefetto, la sua istigazione al rifiuto, alla paura e all’odio, le 70 parrocchie e gli istituti accoglieranno chi soffre. Cosa sarà pronto a dire? Io credo che le sue grida stanno diventando, come quelle degli altri suoi colleghi del “no a casa nostra”, a questo punto mera questione vocale. I profughi nel comune di Padova ci saranno, così nella grande diocesi di Padova che comprende 5 province. Le parrocchie e gli istituti ecclesiali si danno da fare così come le cooperative e tutti coloro che cercano di dare risposte vere alle emergenze. Le istituzioni devono fare il loro dovere, la Germania ancora una volta insegna. Alla Chiesa spetta in grande compito della carità nei confronti dei deboli. Il resto è solo inutile strepito.