Quanto ci tirano per la giacchetta! Il nostro pensiero sempre silenzioso?
Da qualche tempo sembra che stia riemergendo la “necessità di un impegno dei cattolici in politica”. Sembra una frase ormai demodé visto che i cattolici in politica ci sono, non sono nello stesso schieramento o partito, hanno idee proposte e prospettive diverse anche su quei valori che vengono ritenuti “non negoziabili”. Valori come famiglia, tutela della vita, solidarietà, giustizia, però, sono oggetto di discussioni e i fraintendimenti fra cattolici opposti politicamente, ma anche all’interno degli stessi schieramenti. Certo è che la democrazia è tale solo se è “discussione” diceva A.Sen e quindi anche il raggiungimento del massimo bene possibile o del minor male possibile possono essere valori straordinari in una democrazia nella quale anche i cattolici pongono mano e pensiero. Ma ritengo che, purtroppo, i cattolici vengano interpellati solo per partecipare alle diatribe nei momenti topici delle discussioni su certe questioni che creano disagio: dalla questione della famiglia (o delle famiglie?), delle convivenze (o coppie di fatto?), del testamento biologico, dell’ICI alla Chiesa cattolica (o privilegi?) ecc. Forse non siamo in grado di avere proposte e parlare anche su altro? Forse qualcuno ritiene i cattolici, occupati da un “vincolo di mandato” non in grado di dialogare “laicamente” su democrazia, economia, lavoro, ambiente, servizi sociali, sanità con chi non proviene dalla stessa esperienza? Oppure, in quanto troppo dipendenti dal pensiero e dall’esperienza fatta propria, non si sia in grado di confrontarsi liberamente, serenamente, razionalmente con chi proviene da altre esperienze? Naturalmente alle domande si risponderà che tutto è possibile e che tutti vengono già ascoltati e ogni istanza recepita e fatta propria dal Partito…o dai partiti. Certo che vorremmo dire di esserci per il bene della città e del Paese, senza capi corrente o cordata, con riferimenti costanti a ciò che indica la Dottrina Sociale della Chiesa ma anche liberi di farla nostra in maniera del tutto laica nelle istituzioni dove siamo presenti e nei partiti. Penso che nessun partito possa permettersi di disperdere questo patrimonio di storia, di cultura e di pensiero attuale e futuro senza uscirne zoppo. E questo vale anche per il mio partito, il Partito Democratico, nel quale molto condividiamo. Meglio non arrivare a dire come lo storico Melloni:”La presenza dei cattolici nei partiti non cattolici è sempre apparsa irrilevante finché c’era, salvo accorgersi della sua importanza quando è venuta meno”. Certo non ci interessa un la costruzione di altri movimenti o peggio, di altri partiti; non ne sentiamo il bisogno e pensiamo non siano assolutamente necessari. Questo nulla toglie alla nostra responsabilità di donne e di uomini che si sono occupati per anni di associazionismo, di carità, di educazione, di economia, di lavoro, di etica ecc, e ora, di politica, di occuparsi del bene comune, troppo decantato e allo stesso tempo vituperato. Nessuno partito può sentirsi interprete perfetto del pensiero cattolico, nel nostro partito in cui cediamo, vorremmo non essere spostati da una parte all’altra per equilibrare i disequilibri tra le varie anime, tra falchi e colombe, tra chi ci vede e ci sente come una stortura all’interno della sinistra e chi ritiene che il nostro pensiero non possa essere, come tutti gli altri e non meno, un valore aggiunto al partito.