PRAGLIA 26 SETTEMBRE – Partito Democartico: Speranza e cambiamento
Ringrazio per la giornata positiva e propositiva che può dare nuova fiducia al nostro partito per il suo futuro. Spero che da lunedì si possa ragionare per dare gambe alle idee e alle proposte che oggi sono emerse. Noi siamo persone propositive e non solo organizzative, abbiamo molte risorse e siamo in grado di chiarire la direzione, l’importante è che non si continui a sopravvivere con equilibri instabili e poca visione di futuro. E se siamo oggi a Praglia vogliamo dimostrarlo e dirlo con forza.
La domanda è che partito vogliamo e quale futuro cerchiamo per il nostro partito, soprattutto veneto, e quale rivoluzione, perché di questa si avrebbe bisogno, vogliamo e se la vogliamo traducendola in cambiamento vero.
Nelle discussioni, sui giornali, nelle direzioni e in tutti i luoghi di partito sembra quasi che la devastante sconfitta di maggio si sia assopita e tutto, o quasi, possa continuare come prima con il motto “abbiamo perso insieme, vinceremo insieme”. Una sconfitta che, penso non ci siano dubbi, è andata oltre l’immaginabile e i numeri parlano chiaro: è stata una umiliazione. Ma ora il silenzio è pesante.
Le domande sono: dove vogliamo andare? Che cosa dobbiamo fare? E soprattutto: con chi e come bisogna iniziare a farlo? Si consumano feste, dibattiti ma non si arriva, o non si vuole, concludere con una decisione che faccia ripensare questo partito malandato con le ferite ancora aperte. Non dobbiamo scordarci che il gradimento verso i partiti è fermo da un pezzo al 3% e il PD non ne è escluso. Lo stesso PD veneto e padovano, è in una fase di pesante stanca, non possiamo negarlo. Probabilmente il malessere è profondo e arriva da prima delle sconfitte messe in fila in questi due anni: Padova, Regione, Venezia, Rovigo. Ma non possiamo abbandonarci a sconforto.
Le cariche regionali, provinciali e locali sono frutto di un accordo unitario per il bene di simpatizzanti ed elettori e per tentare una difficile compattezza tra i vari pensieri o le varie componenti. Mi chiedo e chiedo a tutti voi: dov’è finita, se mai è iniziata, l’unità del partito? Credo sia uno degli elementi della sconfitto. Lo vediamo a livello parlamentare dove è faticoso, molto faticoso il dialogo tra la storia e il presente e si trovano accordi difficili, importanti ma di scarso intesse per gli elettori. (In questo caso parlo della riforma del senato e della designazione del candidato al senato tra i consiglieri regionali).
Forse sta nel segretario e nel vice regionale indicati dai risultati di un congresso fittizio? Forse nella direzione provinciale padovana o in quella cittadina? Qui nulla cambia perché o nulla si vuole cambiare o forse perché non è conveniente cambiare. Anche se, naturalmente, gli annunci di andare oltre i congressi, maggioranze e minoranze , si sprecano.
La responsabilità costa, ma è l’elemento fondamentale per la credibilità, anzi, per la nuova credibilità e la rigenerazione del partito.
Spero poi che qua dentro non si dica che il PD si fonda solo sui militanti, i tesserati perché vorrebbe dire non capire da che parte sta tirando il vento della storia. Qui si ha bisogno di tutti, porte spalancate. Idee e proposte e non chiusure perché il partito non è un’associazione sui generis, ma aspira a governare. E lo sappiamo: molti ci votano ma mai si farebbero la tessera e per governare non bastano gli iscritti.
Ora i buoi sono scappati e noi dentro il PD a guardarci attorno e capire se qualcuno fa la prima mossa, un po’ come l’ultimo pasticcino lasciato sul tavolo. E tutto mentre non diciamo nulla, dico nulla sul futuro di questa regione, di questa città perché il cambiamento e la proposta si costruisce facendo. Una pesante sterilità propositiva e direi anche di passione politica.
Forse non sappiamo cosa dire? Io credo di no. Manca però un’apertura vera, dinamica, affidata a persone che hanno o che creano relazioni con il mondo che rappresentiamo, con i nostri elettori e non, con il territorio, con le categorie economiche, con l’Università, con le istituzioni religiose, che sanno confrontarsi , che mettono in campo proposte nuove e innovative. In sostanza si deve far politica. Altrimenti che serve avere delle segreterie? Solo per accordi di facciata, finto-unitario che poi, ad ogni momento in cui si deve esercitare un potere, una pressione, vengono messi in soffitta? Governando secondo uno sistema che apparteneva ad altre tradizioni, rispettabili ma rispetto alle quali bisogna passa oltre.
Io non so se rinascerà un partito unitario. Spero nasca o rinasca il Partito Democratico; credo ci voglia un partito delle idee e delle proposte. Credo che si possa uscire dallo stallo, fuori dalle contumelie e dalle scelte troppo affrettate che anche per questa regione sono state fatte. Dobbiamo chiedere con forza un partito federato che sia un partito per il Veneto perché i veneti penso abbiano capacità e competenze per scegliere candidati e gestire campagne elettorali anche oltre uno spin doctor messo là per gestire una sconfitta annunciata. Dobbiamo partire da oggi, da questa giornata, da noi tutti. Dobbiamo continuare, insieme ma penso sia il momento che il tavolo cambi giocatori perché abbiamo perso troppe partite. Propongo pertanto:
- che si vada al congresso per tutti i livelli del PD veneto, dal segretario regionale fino ai segretari di circolo dove si dove no valutare non le provenienze storiche ma le proposte per il futuro.
- Che il congresso possa essere aperto a iscritti, simpatizzanti ed elettori. Non a caso Matteo Renzi ha detto che il 2×1000 è stato assegnato al PD da 500.000 persone, molte di più degli iscritti. Con regole certe da decidere
- Riconoscere che il PD non è né liquido né gassoso, ma ha l’aspirazione a tornare a governare questa regione e le sue città e per governare ha bisogno di tutti. Per questo penso che il congresso debba essere aperto.
Spero che la rigenerazione sia sostenuta dalla rinnovata volontà di pensare alla concretezza delle idee, e andare oltre il presente, facendo memoria del passato e protesi verso il futuro per raggiungere la meta (san Paolo). Credo che ne saremo capaci a partire anche da oggi.