Padova, Consiglio comunale: Follia senza elogio
Il grande Erasmo nel suo saggio “L’elogio alla follia” descriveva la stessa follia come necessaria per la saggezza e capace di generare cose che gli uomini, da soli, non sarebbero stati in grado di generare. Ciò che è successo l’altra sera in Consiglio Comunale, distrugge il senso della saggezza e mostra la misura di come la perdita delle sembianze umane da parte di alcuni renda follia l’insensatezza che sfocia nell’insulto, nel dileggio, nell’offesa gratuita, nell’urlo sguaiato, nella falsa democrazia.
Se il “pontefice” eletto avesse la saggezza, gli verrebbero tolte quelle soddisfazioni (cit.) che invece trova nell’articolare il suo mediocre verbo urlato con piglio da tribuno ormai sostenuto da pochi convitati di pietra che lo elogiano nella pars destruens della patavina città. Gode del pessimo eloquio davanti ad un quadro animato che molti osservano chiamato TV, ma ancor più nello sproloquio, frutto dell’arte raffinata ed elegante appresa in tanti anni di presenza nei gruppi di verde vestiti che distribuiscono pezzi di legno spacciati per incolpevoli crocifissi. Il tribuno nella sua oratoria osserva, quasi commosso, l’alta torre costruita per una Babele confusa, senz’anima, venduta da chi è diventato grande, non per folle sapienza, ma per l’insulto gratuito e continuo al malcapitato trovatosi davanti alla volgare valanga.
Un grande che ogni tanto si distingue nell’arte oltre che per l’importante obolo elargito di grazia, dal leader maximo che ora siede su uno scranno tremolante e che sbava per la sovrastante infima babelica novità , ma non piange sul suo mediocre risultato. E ancora l’arguta follia del condottiero che annuncia, come meraviglie che attendono invitanti e inquiete, cinquantotto meraviglie illuminate da un sole che ha da venire per la Padova giottesca. Sole che inesorabile si spegne per far posto all’unica essenza che invade cuore e mente del condottiero senza meta nel quotidiano monologo: se stesso.
Infine, non possiamo che rivolgerci, nostro malgrado, al sapiente Erasmo che, cinquecento anni or sono , profetizzò l’evento capitato alla città di Antonio che ha, nel “pontefice” tribuno, la manifesta follia senza alcun elogio:
”un uomo cui non sfugge nulla, che non sbaglia mai, che tutto vede, tutto pesa con assoluta precisione, nulla perdona; solo di sé contento…lui solo tutto” .
Grazie Erasmo!