Non uccidiamo i bambini
Prima dei terroristi di Hamas, solo i nazisti avevano osato fare tanto: eliminare i bambini. L’inaudita violenza con cui questi gruppi di disumani hanno colpito il futuro di una comunità, stronca il pensiero. Tanto hanno fatto fino ad accanirsi contro i loro piccoli corpi e a decapitarne brutalmente alcuni. La ragione è caduta nell’oblio assoluto, offendendo senza via di ritorno, l’intelligenza che pensa e che si ferma di fronte alle mostruosità. Per questi bambini non ci sarà domani, non potranno costruire la loro storia perché in sorte gli è capitata la morte.
I terroristi uccidono i bambini per uccidere un popolo, vogliono che quel popolo non esista per l’eternità, scompaia dalla terra, da quella terra senza più lasciare traccia di sé. Un disegno di una tale barbarie che ottantanni fa qualcuno, avendo costruito un castello d’odio contro gli ebrei, ha messo in atto per eliminare i loro figli perché non diventassero padri e madri. La “soluzione finale”, definitiva, senza scampo, senza ragione.
L’uomo che uccide i bambini, non prova emozioni nell’atto violento perché crede che, di fronte a sé, non ci sia una vita delicata da preservare e curare, ma qualcosa da annientare. Questo vogliono gli inumani con la spada che hanno infierito contro quei piccoli. Non vogliono democrazia, pace, sviluppo, ma solo vendetta che scaturisce dall’odio accumulato contro il popolo ebraico, gli abitanti di Israele e i suoi figli. Se i genitori, i nonni di questi bambini, fossero sopravvissuti ai loro figli, ai loro nipoti, che sentimento porterebbero nei loro cuori? Cosa porteranno dentro di sé per il resto della loro vita? Rancore, odio voglia di vendetta, voglia di morte per gli assassini? Questi bambini trucidati, che ora giaciono nel silenzio eterno delle loro piccole tombe, non possono essere, con la loro morte, la ragione della morte di altri bambini, della vendetta dei grandi. Troppe madri piangono i loro figli morti anche oltre i confini d’Israele.
Un’umanità confusa, sta alla finestra, guarda ed ascolta il grido di popoli che vivono in questa martoriata terra. Non è in grado di reagire a tanto odio. Tra qualche giorno volterà pagina e penserà ad altro. Guarderà da lontano ciò che succede in quelle terre, sperando nella sua tranquillità. Intanto i bambini muoiono, anzi, vengono uccisi. Non so se la scia di sangue terminerà e se i bambini, figli di genitori che si odiano, potranno costruire il loro domani. La speranza, ancora un volta, è che uomini e donne che amano i loro figli e vogliono il loro futuro, non educhino all’odio. Sarà possibile?