• Nereo- Stefania – Viaggio Israele, Palestina, Terra Santa
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Nereo- Stefania – Viaggio Israele, Palestina, Terra Santa

Luglio 2011. Sono trascorsi 25 anni dal nostro matrimonio e quindi abbiamo deciso di festeggiare in modo particolare. Siamo viaggiatori un po’ strani e quindi non ci smentiamo. Abbiamo deciso di andare in Terra Santa da soli, senza pellegrinaggio organizzato. Vogliamo vivere da soli quei luoghi, quei pensieri, quelle parole, dal sapore antico ma sempre nuove. Dopo qualche titubanza e molte accuse di leggerezza, partiamo per la Palestina. Abbiamo noleggiato on line e via telefono una piccola auto da Greenpeace, l’unica agenzia che ci permette di viaggiare anche in Cisgiordania (West Bank) senza problemi.

23 luglio: arriviamo sani e salvi all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Nessun timbro israeliano sul passaporto. Dopo qualche minuto siamo fuori e poco dopo arriva la nostra auto che aveva come adesivo la colomba della pace. Lungo l’autostrada A/6 Isaack  Rabin e comincia già a vedere il lungo muro di separazione tra Israele e la West Bank. Ci fermiamo a fare carburante e, con nostra soprpresa, il ragazzo ci dice che non potrà darci più di 200 schekel di benzina perché l’auto proveniva da Gerusalemme est. Anche il ragazzo non capiva bene perché, ma doveva farlo perché aveva ricevuto ordine dall’alt0.  Dopo poco più di un’ora arriviamo a Nazarteh, dove, abbastanza rapidamente, troviamo il nostro albergo Al Mutran Guest House nella città vecchia. Decente per le nostre esigenze. Subito si va a fare una passeggiata verso la basilica dell’annunciazione che si trova a 10 mm a piedi dall’albergo.  Ci uniamo allo stuolo di pellegrini, di cui molti italiani, che recitano il rosario aux flambeaux. Cena in un ristorante  poco lontano dall’albergo e poi subito a letto dato che la levata era stata allae 4.30.

 

24 luglio: risvegliati dal suono delle campane della vecchia chiesa ortodossa accanto all’albergo, rapidamente partiamo verso la Galilea.  Attraversiamo il caos di Tiberiade e, costeggiando il lago, arriviamo a Taghda, luogo indicato come il luogo del primato di Pietro. Un caldo infernale (sempre sui 40°) tanto da nasconderci dietro a qualsiasi ombra. Rapidamente siamo a Cafarnao o, meglio, ciò che rimane di Cafarnao. Un sito straordinario doe si trova la casa di pietro e dove molta vita di Gesù si è svolta. Certo è che le pietre, l’acqua del lago, non parlano ma sarebbe un fiume di avvenimenti straordinari. La casa di Pietro è coperta da una chiesa ottagonale abbastanza recente costruita sopra l’antica chiesa bizantina.  E’ un sito straordinario: l’antica sinagoga dove Gesù si recava a pregare. Tutto è avvolto da un grande mistero e da una grande storia, la più grande. Poco lontano si trova il monte delle beatitudini che andiamo a vedere. C’è una piccola chiesa recente con le vetrate che risplendono della grande luce del sole cocente e sulle quali sono scritte le beatitudini. La vista sul lago è meravigliosa. Qui il grande e straordinario messaggio di Gesù diventa parola e quindi vita. Da lì ci inerpichiamo verso Korazin e poi verso il monte Tabor della trasfigurazione. Arriviamo alle 17.05 e troviamo chiusa ma la gentilezza del frate custode ci fa entrare.  Una bellissima chiesa in un posto straordinario: si domina la Galilea e le sue valli coltivate. Un luogo del silenzio e nel silenzio che ricorda un grande momento. Infine Cana  di Galilea, il luogo del primo miracolo di Gesù quando trasforma l’acqua in vino. Ora molti sposi vanno in quel luogo per far confermare la loro fedeltà. La festa continua!!!

25 luglio: Oggi Nazareth in lungo e in largo: Chiesa ortodossa di san Gabriele col pozzo dove Maria attingeva l’acqua per la sua famiglia;  chiesa di san Giuseppe, Basilica dell’annunciazione e infine il piccolo suq di Nazareth. Al pomeriggio visita al sita di Nazareth che rievoca  la vita del piccolo villaggio in cui abitava Gesù con la sua famiglia. Con semplicità e bravura la nostra giovane guida ci ha condotto nella storia.

 

 

 

26 luglio: Si lascia definitivamente Nazareth, città di serena convivenza tra le religioni (pochi, a parer nostro, i cittadini di fede ebraica) e ci si avvia verso Akko, l’antica Acri, sul mediterraneo. Arriviamo e parcheggiamo tra le antiche mura e il mare. I pescatori riparano le reti, i pescivendoli espongono la loro fresca mercanzia tra strette stradine e in un pullulare di persone che si muovono rapidamente. Cerchiamo l’ingresso della cittadella, luogo simbolo di questa città. Entriamo e ci rendiamo conto immediatamente della maestosità  del luogo che rievocano antichi splendori. Akko ha più di 4000 anni, ma divenne famosa ed ebbe il suo massimo significato nelle epiche battaglie tra crociati, islamici e mammelucchi. La fortezza di Akko cambiò spesso volto a seconda di chi la conquistava. Centro comunque di grandi commerci soprattutto perché le repubbliche marinare di Venezia, Pisa e Genova, la presero come propria base per i commerci verso e da oriente.  Usciti da Akko si parte, non senza emozione,  verso Gerusalemme dove arriviamo verso sera. Non senza difficoltà, nel caos cittadino, arriviamo alla porta di Santo Stefano o porta dei Leoni che guarda al monte degli olivi. Entriamo  nella “via dolorosa”  che Gesù percorse (secondo la tradizione) con la croce in spalla, e dopo qualche centinaio di metri siamo nella città vecchia. Uno straordinario incrocio di umanità viva scorre davanti a noi. Dopo poco siamo al n. 36 i Via Dolorosa al Armenian Guest House. Parcheggiamo la nostra piccola auto davanti alla chiesa armena. Subito dopo ci rechiamo al santo sepolcro camminiamo per le stradine della città vecchia.  Si apre a noi un qualcosa di particolare che mette il nostro pensiero in difficoltà. Certo, nessuno può dire se lì effettivamente sai stato crocifisso e sepolto Gesù, la storia racconta assieme alla tradizione. E’ un luogo straordinario, dove milioni  di persone sono passati, hanno visitato ma, soprattutto, hanno pregato. Ora, sul grande piazzale davanti al portone di ingresso ci sono molti giovani che discutono amabilmente, un  prete greco ortodosso che parla in continuazione verso alcune persone sedute sui gradini. In questo posto ci verremo tutti i giorni. Poi vediamo anche che un luogo così sacro ai credenti cristiani di tutto il mondo forse, dovrebbe essere meglio curato per coloro che verranno dopo, la le divisioni che da secoli i cristiani vivono lì sono palesi: metri di suolo e luoghi di preghiera suddivisi forse equamente da Saladino per evitare risse (ancora sono frequenti). Un musulmano per mettere d’accordo i cristiani.

27 luglio: Di buon mattino si parte per Masada, anntica fortezza costruita da Erode il Grande. Si trova a sud del mar Morto, sulla cima di un altura in mezzo al deserto  a +30 rispetto al livello del mar Morto che è  -400 slm. Dopo circa due ore, affiancando lo splendore del mar Morto e  dopo un controllo militare israeliano, arriviamo. Fa  un clado torrido, ben più di 40°: il deserto non si smentisce. Si sale per la funivia (a piedi è vietato: troppo caldo!) sulla cima della montagna perché là si trova la città. E’ uno spettacolo unico: l’ingegno, la sontuosità, l’ostentazione del potere, la magnificenza di Erode il Grande hanno costruito questa meraviglia. Da non perdere assolutamente per chi va in Israele. Ripartiamo col nostro carico di calore e ci fermiamo a Ein Gedi, una spiaggia sul mar Morto e un’oasi naturale. La tentazione è forte e ci immergiamo nelle acque salate con l’80% in più di salinità di un qualsiasi altro mare. I cartelli raccomandano; non tuffarsi, non schizzare, non bagnarsi gli occhi, non ingerire. Comunque si entra pian piano e, come previsto, si galleggia come previsto. Purtroppo io entro col telefono che “annega” all’istante. Pazienza! Si riparte per Qumran, luogo straordinario per   storia e significato. Nel 1948, casualmente, vengono ritrovati in una grotta, i rotoli lasciati dagli esseni, un gruppo di ebrei che, staccatosi dagli altri, voleva vivere in modo completamente anacoretico l’attesa del Messia. Sempre sulla medesima strada, risaliamo verso nord ed entriamo a Gerico. All’ingresso della città, veniamo controllati dall’autorità palestinese che, dopo aver guardato i passaporti ci dice: “Welcome to Palestine”. Gerico è una delle più antiche città del mondo. Del suo splendore antico è rimasto ben poco. Ora è una città araba della Cisgiordania sotto la giurisdizione palestinese,  dove la gente è in difficoltà e non può  uscire dal suo territorio liberamente. Veramente complicato vivere nei territori occupati. Il monastero appollaiato sulla roccia ricorda dove, secondo la tradizione, Gesù fu tentato.  Nel mezzo della città troviamo l’albero di sicomoro dove Zacheo salì per vedere Gesù   entrare a Gerico.

28 luglio: Oggi partenza per Betlemme: sappiamo che le cose sarebbero state un po’ più complicate.Arriviamo alla “porta” di attraversamento dell’impressionante muro costruito dagli israeliani per la sicurezza,  che ci porterà in Cisgiordania o West Bank. La gente sembra indifferente a questo mostro che si erge sovrano sul territorio. Passiamo i check point senza problemi e rapidamente arriviamo alla piazza della Basilica dell Natività, teatro nel 2002 di scontri pesantissimi tra israeliani e palestinesi. Entriamo in Basilica con una una delle tante guide del posto che ti inseguono che, rapidamente ci introduce alla storia della Basilica e a ciò che quotidianamente succede al suo interno tra le varie confessioni cristiane. Siamo entrati dalla “porta dell’umiltà”, troppo bassa per non piegarsi “umilmente” per entrare. Ma di fatto è così per avere un sistema di difesa, nel senso che in questo modo non potevano entrare i cavalli dei nemici. Certo è che da quei luoghi si è cambiata la storia e il modo anche di concepirla. In quei luoghi, anche se non magari in quella basilica, nacque colui che per molti è il Figlio di Dio, per tutti un grande uomo. Dalla Basilica entriamo nella grotta dove, secondo la tradizione, nel luogo indicato da una stella, è nato Gesù. Ma a Betlemme ci sono altri luoghi indicati nel nuovo Testamento. Per esempio il “Campo dei pastori”, luogo dove, al tempo di Gesù vivevano i pastori, primi a recarsi alla grotta, secondo il Vangelo.  Infine, corazzando per la Cisgiordania, e sbagliando più volte strada, arriviamo ad Herodium, alttra fortezza costruita da Erode il Grande. . Anche questa fortezza costruita all’interno, sopra e dentro una collina.  Molti secoli dopo Erode, si insediarono dei gruppi di monaci, poi dei crociati e infine lasciata lì per secoli. Naturalmente ci accompagnano sempre i 42 gradi del deserto e, non infrequentemente, caserme militari israeliane. Da notare che qui siamo in territorio palestinese. Prendiamo la via del ritorno, ma prima di passiamo a visitare la tomba di Rachele, moglie di Giacobbe.  Ripassiamo i check point di prima senza grossi problemi e, per arrivare alla tomba, passiamo un altro check point e ci incuneiamo in una strada che sta tra due muri di sicurezza  e di separazione. La strada termina proprio alla tomba di Rachele. Eravamo gli unici non ebrei. Anzi, non ebrei Khassidim. Si entra separati, uomini e donne. Gli uomini con la loro palandrana nera, il cappello nero, il talet ecc. pregavano a voce alta ciondolando verso la tomba; le donne invocavano Rachele e piangevano chiedendo a Rachele di renderle fertili. Un’esperienza molto particolare.

29 luglio.Partiamo per Ein Keren. luogo in cui, secondo il Vangelo, Maria fa visita alla cugina Elisabetta e dove nacque il Battista. Due chiese ricordano l’evento. Lasciata Ein Kerem, ci avviamo verso il museo della Shoah, Yad Vashem, tra l’altro non molto lontano da Ein Kerem. Il racconto dello sterminio degli ebrei e delle sue varie fasi, si esplicita in racconti, filmati, testimonianze. Veramente particolare il monumento ai bambini morti nella shoah: in una stanza completamente buia, è acceso perennemente un lumino la cui fiammella, in un gioco di specchi, si riflette per migliaia e migliaia di volte. Luci accese nelle tenebre della morte. Poi il monumento alla rimembranza: una fiaccola perenne arde sopra il pavimento sul quale sono scritti i nomi dei diversi campi dei sterminio. Infine il Viale dei giusti di Israele. Anche 391 italiani hanno un albero piantato a loro nome per aver salvato ebrei dallo sterminio. Si ritorna a Gerusalemme. Si consegna l’auto a Green Peace perché da domani, si girerà Gerusalemme a piedi.

 

30 luglio. Da oggi si  utilizzeranno solo le scarpe. Si parte verso il monte degli ulivi a visitare i Getzemani (che significa frantoio). Non è molto lontano da dalle porte di Gerusalemme e in una ventina di minuti a piedi ci arriviamo. Prima però, passiamo per una chiesa considerata tomba di Maria. Subito dopo la porta d’ingresso si apre una larga scalinata che scende per almeno 30 metri. Alcuni sacerdoti greco-ortodossi che l’hanno in custodia, stanno celebrando messa, tra canti particolari, gesti particolari e una gran nuvola di incenso profumato. Il luogo è buio con le pareti annerite dal fumo delle candele. Usciamo ed entriamo nell’orto dove, secondo il Vangelo, Gesù è stato catturato. Ci sono ulivi bimillenari che vengono che accuratamente conservati. Forse qualcuno degli ulivi, era presente nel periodo in cui visse Gesù. Entriamo anche nella chiesa dell’agonia chiamata anche chiesa delle nazioni perché costruita col contributo di molte nazioni. C’è una grossa pietra sotto l’altare sulla quale i pellegrini si inginocchiano e pregano. Usciamo e ci avviamo verso la città vecchia. Entriamo nella chiesa dove si suppone sia nata Maria, la madre di Gesù. A dir la verità sono due, una di seguito all’altra; una gestita dagli ortodossi e una dai cattolici. poco cambia. Entriamo in entrambe. Nella chiesa ortodossa si scende in una grotta profonda e umida; in quella cattolica si entra in una grande chiesa costruita sopra una chiesa bizantina. Ha un’acustica straordinaria: cantare per credere. Infine ci rechiamo alla cittadellla, la fortezza fatta costruire da Erode. Anche qui molti passaggi stretti e sovrapposizioni. Si ritorna verso il mercato.  Intanto fa caldo e si beve in continuazione.

31 luglio. Ancora caldo torrido. E’ domenica.  Alle 8 siamo al Santo Sepolcro e assistiamo alla messa in italiano. Contemporaneamente le altre confessioni cristiane presenti nella basilica, celebrano i loro riti che si ripetono da secoli, sempre uguali con uno straordinario significato simbolico. Terminata la messa, si va verso il muro del pianto nel quale c’è l’unica possibilità di ingresso verso la spianata delle moschee per i  non musulmani. Le altre entrate sono destinate solo ai fedeli musulmani. Naturalmente prima di entrare, controlli, metal detector, ecc.  Entrati in questo grande spazio  dove , secondo la tradizione, si custodisce la roccia sulla quale Abramo voleva sacrificare suo figlio Isacco, troviamo delle guide  “libere” che ci traccia la storia e la situazione attuale. Sta di fatto che né nella grande mosche di Al Aqsa, nè nel tempio della cupola d’oro possiamo entrare, salvo convertirsi all’islam. La guida ci dice che non possiamo entrare solo per ragioni politiche. La religione musulmana non c’entra nulla. Certo che qualche esagitato c’è tanto da riprendere una ragazza francese, turista, per le sue gonne troppo corte (lasciavano scoperte le caviglie….) con conseguente battibecco col fidanzato, per fortuna placato. Usciamo dalla spianata delle moschee dopo avere visitato, da fuori, la cupola d’oro dalla quale, secondo i musulmani, Maometto si alzato al cielo assieme al suo cavallo.  Certo è che la cupola è meravigliosa e domina Gerusalemme da tutte le angolature. Usciamo dalla spianata delle moschee ed entriamo nel tunnel che ci porta a visitare una parte del muto occidentale del grande tempio. Lavori immensi da parte degli israeliani per portare alla luce ciò che è rimasto dell’antico tempio distrutto nel 70 d.C. dall’imperatore Tito. Dopo centinaia di metri sottoterra con la sensazione di essere entrati nella storia e nella vita di questa meravigliosa città, da una porticina, usciamo davanti alla prima stazione della via crucis. Ci sembrava di esser usciti dalla viscere della terra. Torniamo al quartiere ebraico: strade larghe, piazze nuove, negozi raffinati, sinagoghe importanti. Totalmente diverso dagli altri quartieri.

1 agosto. Partenza per la porta di Zion. E’ crivellata di colpi dell’artiglieria giordana in una delle tante guerre. Non molto lontano dalla porta si trova il cenacolo. Da una serie di ricerche e dalla sovrapposizione ad una chiesa bizantina, si dice che questo sia il luogo dove Gesù cenò l’ultima volta con cuoi e dove gli apostoli si sono ritrovati e dove lo  hanno rivisto dopo la risurrezione.  Dopo, chiesa della dormizione di Maria e infine una serena passeggiata nel suq con termine al nostro Guest House degli Armeni. E’ l’ultimo giorno. Anzi! Sono le ultime ore. Prendiamo le nostre valige e ci avviamo verso la Porta di Damasco, dove, non molto lontano, c’è la fermata del bus che ci accompagnerà all’aeroporto.  Passiamo a prendere dei ragazzinei diversi luoghi della città. Tutti ragazzi Khassidim. I quartieri che abbiamo attraversato pullulavano di ebrei Khassidim con le loro palandrane e i loro colbacchi. Noi eravamo propàrio estranei. L’unica ragazza nel bus, a parte mia moglie, è stata fatta alzare dall’ultimo ragazzo e fatta sedere in sedile da sola;  non poteva sedervisi vicino. Per noi, strano, per loro, tutto naturale (o quasi). L’aereo è alle 5 di mattina. Prima del chek in ci chiedo se abbiamo “bombe, esplosivi, armi” (proprio così) nella nostra borsa, da chi siamo andati, cosa abbiamo fatto. Controllo poi ripetuto perché l’avevamo fatto troppo presto. Il passaporto non ce lo timbrano nemmeno in uscita.

Che dire! Israele è un paese straordinario, pieno di contraddizioni. La Palestina suscita il fascino di una storia millenaria che non si può cancellare. Gerusalemme è la storia delle grandi religioni monoteiste. Vivere qualche giorno a Gerusalemme cercando, non solo di capire la situazione attuale ma, chiudendo gli occhi, rendersi conto di cosa quelle pietre potrebbero raccontare,  emoziona e fa riflettere. Qui Gesù è stato catturato, condannato, issato sulla croce come un criminale e poi risorto. Non è l’indicazione di un  luogo che conta, ma la straordinaria città che ha accolta il figlio di Dio e vive, da secoli, di Dio. Merita di essere visitata anche da che non crede

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