E’ il 1963 e Nelson Mandela viene accusato di alto tradimento dalla Corte sudafricana e incarcerato. Da quel momento diventerà il simbolo della lotta contro l’apartheid e per i diritti civili in Sudafrica e, di fatto, in ogni parte del mondo. Dopo 27 anni di carcere e dopo aver rifiutato qualsiasi compromesso col governo sudafricano, verrà liberato. Nel 1993 riceverà il premio nobel per la pace e nel 1994 verrà eletto primo presidente del Sudafrica libero con elezioni libere e a suffragio universale. Il librettino che viene proposto è la sua dichiarazione più che la sua confessione che egli esporrà davanti alla Corte de Sudafrica prima di essere rinchiuso. Racconta la sua storia, la sua appartenenza all’ANC, il suo riconoscimento del Partito Comunista ma anche il suo distacco dalle posizioni più intransigenti. La forzatura di aver aderito alla lotta armata che non necessariamente si riferiva all’uso di armi. “Vogliamo far parte a pieno titolo della popolazione e non essere rinchiusi nei ghetti” dice Mandela in questo suo lungo discorso non in difesa di se stesso, ma in difesa del popolo sudafricano nero che, per legge, non era popolo. Infine, la sintesi, più che del suo discorso, della sua vita:”E’ un ideale che spero di vedere realizzato, se vivrò abbastanza a lungo. Ma se sarà necessario, è un ideale per cui sono pronto a morire”. Mandela morirà il 5 dicembre 2013 a 95 anni.