Milano Expo, Padova provinciale
A leggere i numeri di Expo, è evidente la grande potenzialità che ha, nonostante tutto, la volontà di mettersi assieme e di creare un grande momento che rimarrà nella storia. 145 paesi con i loro padiglioni e le loro proposte, decine e decine tra lingue e dialetti, religioni diverse, culture, costumi, colori,etnie, stranezze ma tutte meraviglie che mostrano come sia possibile che gli uomini possano comunicare, lavorare, collaborare e vivere assieme. Sei mesi che occuperanno migliaia di persone che accoglieranno e mostreranno il meglio dei loro paesi a milioni di visitatori provenienti da ogni dove. Tutto per un grande scopo: presentare come nutrire tutti gli uomini; il cibo “Energia per la vita” . Milano, una grande città, sa accogliere ma sa anche essere UNA nei momenti difficili, quando alcuni teppisti hanno voluto violentemente depredarla della libertà. La nostra città, meravigliosa città, anche se impossibile paragonarla alla grande Milano, da un anno vive il suo provincialismo fatto di chiusure, di stereotipi culturali, di discriminazioni, di ritorno al passato, di indifferenza verso la sofferenza, di negazione dell’accoglienza, di una solidarietà mal sopportata e sta marciando con passo svelto verso un declino che sembra non conoscere fine. Un continuo urlo contro il lupo straniero, contro la sua accoglienza, contro un nemico costruito ad arte: ogni giorno a Padova si alza il totem da aggredire, da sbeffeggiare, da ridicolizzare, da discriminare: no uomini ma strumenti di propaganda. Le urla e le offese richiamano molti fedeli del sindaco incitati a mantenere alta la rabbia, l’attenzione, la tensione, l’odio verso le minoranze viste come la ragione di tutti i mali senza che alcuni si curi delle conseguenze. Nulla che ci dica, invece, che cosa sia una città vera, che superi la mediocrità: pensiamo alle questioni ambientali, il rafforzamento della ciclabilità, la riduzione dell’inquinamento, il verde, la cultura, il turismo, l’eco-turismo, l’accoglienza, la solidarietà, e soprattutto i giovani e le loro potenzialità dei quali, a parte l’apertura dei bar fino alle 2, non si dice nulla. Niente slancio ma solo ricerca di un facile consenso fomentando il popolo nel quale sta crescendo un modo di pensare, uno stile che non appartiene alla nostra grande storia. Della nostra città, nelle trasmissioni nazionali, sui giornali, se ne parla sempre in negativo. Perché dunque, venire a visitarla con questo clima di terrore quasi auspicato dal sindaco e dalla sua inutile giunta per mantenere alta la tensione e quindi il consenso? L’incomunicabilità tra l’amministrazione e le altre istituzione della città, dal Prefetto, al Rettore, al Vescovo non può portare nulla di buono e le macerie culturali, sociali, economiche saranno difficili da rimuovere. Non cerco un Expo padovano, ma una città che raccolga ciò che c’è di buono in tutti i suoi cittadini, vecchi e nuovi perché il destino di Padova potrà essere solo rivolto al dialogo, verso il futuro perché ogni cancello installato contro il “degrado” è lo stereotipo di tutte le chiusure, la madre dell’innalzamento di muri pensando di essere sicuri. L’Expo insegna che si può dialogare, convivere senza odiare. A Padova ci sono moltissime persone che che nel caleidoscopio degli uomini vedono positivo, senza falsa pietà ma con straordinaria intelligenza e visione di una Padova vera. Ora siamo al buio.