Libertà, religione e morte
A Parigi, decapitato un prof. di 47 anni accusato di aver usato in classe vignette che prendevano in giro Maometto. Il rito macabro messo in campo dai terroristi e che, purtroppo, conosciamo, non gli ha lasciato scampo. Il mostro della violenza, ancora una volta, si è abbattuto sulla libertà. Il prof. sembra avesse deciso di svolgere questa sua lezione chiedendo agli alunni musulmani di uscire dall’aula se si sentivano offesi di fronte a queste immagini.
La violenza gratuita, che offende l’umanità, impone però qualche riflessione. E parto da quanto detto da Papa Francesco, con un inconsueto eccesso di zelo verbale: “Se uno offende mia mamma, gli dò un pugno”. La domanda è: “Ma la satira offensiva contro la/le religione/i è segno di libertà in una nazione laica”? Lo sbeffeggiamento di ciò che per molte persone è sacro, personale, profondo, la vita stessa, è manifestazione di libertà? A quanto si legge, il prof. francese, avrebbe tentato di lavorare con ragazzi per la loro consapevolezza a riguardo democrazia e religione, a partire dalle tre parole della rivoluzione: Liberté, Égalité, Fraternité?
Perché far uscire gli studenti musulmani quando si parla di religione e democrazia? Credo, da insegnante, che riflettere sul rapporto tra religione e democrazia valga per tutti, a prescindere dalla fede. Naturalmente niente può giustificare la violenza. Ma purtroppo trovano personaggi, infarciti di ideologie, “estremizzati”, “radicalizzati”, giovani capaci di vendere se stessi alla morte portando con sé uomini liberi in nome della fede e di Dio.
Succede anche in Francia, purtroppo. Troppo spesso. Le ragioni naturalmente sono diverse e complicate. La difesa della libertà, conquistata, non può essere uno scudo in difesa di principi che si spingono oltre il rispetto della persona e del suo pensiero oltre che della sua fede. Penso che anche la laica Francia, una riflessione sulla libertà dovrebbe farla. Oltre, ovviamente, a combattere il terrorismo.