L’Europa ha nelle radici il suo futuro…forse
L’Europa? Non so se sia più una domanda o una risposta. Una realtà complessa che ha il passo incerto di chi scopre che l’unione tra diseguali non rende nemmeno simili. Qua non si tratta di identità culturali, sociali, storiche, etniche, etiche, ma della capacità dei diseguali di trovare, nella loro diversità, una convergenza che possa avere come obiettivo comune la stessa Europa, gli stessi europei.
Non è mettere in dubbio l’Europa dei diritti, la sua dimensione di grande nazione UNICA che ritrova se stessa dopo essersi per secoli smarrita, ma quella che non adempie ai suoi doveri, meglio, dove le diversità fanno emergere diritti ma allontanare doveri.
Quindi, radici comuni? Radici comuni che hanno costituito la determinazione e la forza perché l’Europa potesse vedere la luce dopo secoli di odio e sofferenza? In una situazione come questa la discussione sulle radici comuni europee fondate sul cristianesimo sembra un qualcosa decisamente in secondo piano. Ma credo abbia senso cercare di capire se si può ancora dire che perché una casa rimanga in piedi ha bisogno di solide fondamenta.
Fondamenta che alcuni uomini hanno gettato nella speranza che queste potessero essere nel tempo riviste, rinsaldate perché consapevoli che la strada era appena all’inizio. Avevano capito che solo consolidando una pace duratura attraverso valori forti che facevano parte della storia dell’Europa, si sarebbe potuto creare una nuova Europa, lontana dai conflitti che l’hanno vista protagonista per secoli. Il loro essere cristiani e avere una fede solida, con principi forti su cui fondare la loro politica, non li ha mai portati a confondere fede e politica, religione e stato. Talvolta trovandosi di fronte al tentativo da parte delle autorità ecclesiastiche di ingerenza nelle loro decisioni.
Pensiamo alle difficoltà che ebbe De Gasperi nei rapporti con la Chiesa tanto da non essere ricevuto in Vaticano. Ma il suo essere cristiano impegnato in politica, un cristiano adulto, gli fa dire di essere un laico al servizio del bene comune e, quindi di tutti a prescindere dalla fede. In qualche modo fa capire l’importanza dell’impegno dei laici in politica: agire da cristiani, laicamente.
La forza di De Gasperi, Shuman e Adenauer nel costruire i fondamenti per una Europa Unita dei popoli, che deve passare attraverso lo scambio economico nel consolidare rapporti nuovi dilaniati da anni di conflitto passa anche attraverso quei valori che facevano parte della loro vita e che avevano fondamento nel Vangelo.
Il “non possiamo non dirci cristiani” di Benedetto croce di fronte ad un’Italia oramai allo sfacelo, va a consolidare, da parte di un liberale, un tradizione forte degli italiani che li ha tenuti assieme e che continuava, nel 1943, ad unirli, non è banale.
E oggi, quel “essere cristiani”, che valore ha? Può indurci a dire che il fondamento dell’Europa è il cristianesimo e quindi, le radici cristiane non possono essere dimenticate se non, addirittura, messe in disparte per far posto ad altre tradizioni o sistemi di pensiero più recenti e ritenuti più aperti e inclusivi?
E’ evidente che nel tempo dei cambiamenti rapidi, della società “liquida” ma “incerta”, le radici cristiane dell’Europa ci permettono di dare fondo ai diversi tentativi, eredità, patrimoni di valori che nel corsi dei secoli si sono consolidati e che hanno una radice comune che è il cristianesimo. Anche il laico, l’ateo, il non credente o il credente di altra religione, non può negare questo valore della tradizione e della storia che ci appartiene.
Qua non si tratta di rivendicare le radici cristiane con un “Dio lo vuole”, ma semplicemente di riconoscere i valori storici e fondativi dell’Europa. Ma allora, tutti dovranno o dovrebbero accettare questo percorso? Ripercorrendo De Gasperi possiamo dirci laicamente cristiani, cioè riconoscere che il pensiero ha subito, nel corso dei secoli, delle trasformazioni, anche radicai che hanno visto lotte importanti contro il cristianesimo, nel tentativo per la sua delegittimazione, ma anche il riconoscimento che, senza il cristianesimo, la forza della solidarietà, del valore della persona, dell’importanza dell’uomo, della cultura, della storia dell’arte forse sarebbero zoppi.
Qua non si vuole disconoscere la tradizione del pensiero laico, che ha in sé il riconoscimento del valore delle diverse tradizioni mettendole sullo stesso piano, ma che non si può affermare una sorta di indifferenza nei confronti del cristianesimo. Ci sono principi universali sui quali sia il pensiero laico in generale che l’Europa devono far riferimento, nati dalla rivoluzione francese, dall’illuminismo, da quelle correnti che hanno costruito nel tempo lo stesso pensiero laico. Ma riconoscere la profondità dei principi cristiani che hanno dato solide radici al nostro continente, è uno degli strumenti per ribadire che l’Europa sta al cristianesimo così come la laicità sta al pensiero universale. Tutto ciò nell’ambito della democrazia, che è ancora il sistema di governo che permette la libertà, della ragionevolezza, del riconoscimento delle varie culture e delle diverse tradizioni che si sono susseguite nella storia e che hanno avuto importanza, forza, visione diverse.
Il pensiero cristiano, i suoi valori, sono valori laici che riguardano tutto l’uomo e tutti gli uomini e che nel tempo, sono stati raccolti e fatti propri da chi la storia l’ha costruita, lontano dalla religione, senza fede ma col medesimo bagaglio valoriale. In qualche modo, la laicità dell’Europa ne crea la forza per essere unita senza disconoscere ciò in cui è fondata.
Cosa è rimasto oggi di ciò che i padri dell’Europa, laicamente cristiani, hanno proposto con lungimiranza, di fronte al caos della guerra che sembrava aver distrutto radici, giovani generazioni e aver creato solo odio, rancori e violenza?
Certo, oggi la nostra Europa e multireligiosa, multiculturale, secolarizzata dove anche Dio si è trasformato in una società disinteressata e talvolta sorda. Il Dio trasformato in uso e abuso di tradizioni, brandito come una spada contro qualcuno, svenduto ancora per trenta denari alla politica che lo strumentalizza; una religione laica senza Dio, che mantiene la tradizione ma ha perso la fede. Semplicemente perché qualcuno pensa che la successione di riti che ricorrono nei nostri mondi, diventino baluardi contro fedi diverse, riti diversi, religioni diverse, uomini, se possiamo dire, diversi.
Se le radici cristiane dell’Europa vengono utilizzate come una clava contro qualcuno, allora vuol dire che le radici si sono seccate e che le fatiche dei padri di questa Europa, vengono meno. Se si continuano ad erigere muri veri o annunciati di fronte ai drammi umanitari , ho qualche dubbio che le radici esistano ancora, o meglio, che si possa parlare di radici cristiane. Una solidarietà monca, una unità senza condivisione e, talvolta, un nazionalismo esasperato fanno perdere le tracce del pensiero dei padri fondatori. Ciò senza ostacolare i fondamenti della democrazia, la necessità di proteggersi, il faticoso lavoro per la sicurezza.
Questa Europa, spesso accusata di sovrastare gli stati nazionali con le sue decisioni, di essere nelle mani di burocrati, è l’unica che, nonostante i difetti, abbia contribuito alla pacificazione di questo nostro continente. Ha saputo far transitare attraverso i suoi confini merci e uomini; ha saputo togliere i confini per rendere ancora più semplice l’incontro tra i popoli. Ha accolto persone di tutte le latitudini, religioni, culture, costumi e frammenti logori di umanità; ha dato grandi uomini e grandi donne alla storia dell’umanità. Non possiamo mai dimenticarlo.
Ma questa forza propulsiva trova radici profonde nel cristianesimo e nella sua storia che ha contribuito in maniera determinante a far crescere popoli e democrazia, cultura e arte, solidarietà e giustizia. Un mondo laico che ha accolto il pensiero cristiano per dare una svolta all’umanità nella sua diversità.
Al centro c’è l’uomo, certo, ma l’unità dell’Europa, non può, come diceva Shuman, essere ottenuta senza urti. Passare dall’orgoglio dell’identità dei singoli stati ai nazionalismi più esasperati nati per affrontare i disperati, il percorso è stato breve. Molto più semplice del percorso faticoso per costruire la comunità. C’è chi ha deciso, come la Gran Bretagna, in nome della sua storia particolare, di andarsene non senza traumi, ma gli altri, seppur per qualcuna con fatica , hanno deciso di restare.
L’Europa è debitrice verso il cristianesimo, che le ha dato forma, sostanza e valori. Che ha operato attraverso le comunità a far diventare i diseguali, uguali offrendo senza soluzione di continuità il suo messaggio innovatore e, con la sua costante presenza ha sempre voluto favorire l’unione in nome della solidarietà tra le nazioni, tra i popoli e tra gli uomini. Apertura e chiarezza del messaggio, ha fatto del cristianesimo il primo pilastro costruito per la nascita della comunità della quale facciamo parte. Senza per questo disconoscere il valore del pensiero laico, multiculturale e multireligioso