La scuola “tiene banco”. Manca qualcosa, però.
Dovremmo essere arrivati alla fine degli annunci e capire, forse, cosa si dovrà fare a partire dal 14 settembre, giorno che, almeno sulla carta, dovrebbe ufficialmente iniziare l’anno scolastico. Da giorni si sta discutendo del solito distanziamento di un metro da “bocca a bocca” oltre che al classico metro. Poi mascherina sì, mascherina no in classe, solo mentre si è nei corridoi. Orari di ingresso diversificati, riduzione delle ore a 45 minuti da 60 e via dicendo. Ma ciò che tiene banco, è proprio il caso di dirlo, sono i banchi. Non il banco in sé, ma, platonicamente, l’idea di banco. Perché, chi pensava ai soliti storici banchi doppi si sbaglia. Ora, sembra che il banco sia singolo, oppure, e questa è la grande novità, banco/sedia monoposto con tavoletta e rotelle.
Non voglio entrare nel merito dell’uso che ne verrà fatto oltre a quello semplicemente di sedersi, ma pensare che queste possano essere fornito fin dall’inizio, mi sembra che non ci siamo. E la didattica? Sarà in funzione dei banchi? Gli insegnanti? Gli studenti? Lezioni mezzo al mattino mezzo al pomeriggio; piccoli gruppi a casa con didattica da remoto, altri in classe, e la settimana successiva si cambia. Poi, alla fine, ricordo che, a parte le teorizzazioni della sistemazione che, per “prudenza” potranno finire anche in palestre, parrocchie, aule civiche e via dicendo, qualcosa in classe, non importa quale modello di classe, distanziata, mezza e mezza, in parrocchia, ecc. bisognerà pur fare. Oppure qualcuno se ne è scordato, cara ministra?
Dal 23 febbraio si è organizzato tutto un lavoro a distanza che ha avuto la sua efficacia ma non può che essere di transizione. Per chi ha rincorso piattaforme, difficoltà di collegamento, studenti senza collegamento, lezioni trasformate e ricalibrate con verifiche sostenute dal “si fa quel che si può”, zero colloqui con i genitori, scarsi colloqui con gli studenti, zero empatia è consapevole che non può essere lasciato solo a qualche linea guida organizzativa. Ma poi? Spero che tutto ciò che è stato vissuto in questi mesi abbia fatto capire che alla scuola, forse, c’è bisogno di un capitolo nuovo fatto di vita attiva con prudenza, ma attiva. Questa è scuola. Quella che conosco io, naturalmente. Forse ce ne sono di migliori. A rivederci il 14 settembre!