La morte non può cancellare la speranza.
Forse, in questo gesto avrà trovato la ragione della sua inutile esistenza, la voglia di dimostrare di esserci, la necessità di avere un momento di inutile gloria, qualche titolo sui giornali, la volontà di emulare altri folli come lui che hanno distribuito violenza e tristezza, o forse di essere gradito a Dio? Quel Dio nel quale pensa di credere, che mai potrà giustificare un massacro. Qualcuno ieri affermava che questo terrorismo è diventato “veicolare”, non spara più, ma guida; la sua potenza è diminuita ed è in declino; altri, con il refrain già sentito dopo il Bataclan, dopo Berlino, dopo Bruxelles, dopo Nizza che bisogna rafforzare i presìdi, aumentare la sicurezza, coordinare l’intelligence internazionale, ecc.; altri hanno usato la violenza con la propaganda per aumentare il senso di terrore che ognuno di noi porta con sé dopo questi fatti. Molti continuano a guardare le immagini che scorrono rapide e si rendono conto dell’impotenza di tutti di fronte alla follia. Ora si contano i morti, si spera che non se ne aggiungano altri e si guarda con trepidazione alle notizie che arrivano.
Per quanto ancora? Finché la notizia diventerà memoria e non si leggerà più, ma rimarrà, come le altre, un ricordo difficile da digerire soprattutto per chi ha perso i propri cari. Ma tutto ciò non può ridursi a mera notizia, triste ricordo o fatto divorato rapidamente dai social. Se anche questa inutile violenza non si trasforma in speranza, in un nuovo faticoso inizio, in capacità e volontà di ricercare quel lume che ci spinge a continuare a vivere, a disegnare quel futuro nella quale l’umanità crede nonostante i terroristi, rimarrà un gesto violento, assurdo, tragico come altri. Dobbiamo credere nella forza dei giovani che si muovono nel mondo alla ricerca del proprio domani, nella determinazione di chi lavora per dare tranquillità alle persone. Tutto ciò non può essere calpestato da un folle in un pomeriggio di agosto. Spetta a noi trasformare l’odio in speranza, la vendetta in giustizia senza ulteriori, inutili, dichiarazioni di guerra.