La città infelice
La nostra città sta in mezzo al guado che molti cittadini. dopo l’8 giugno, pensavano di attraversare con elezione del nuovo sindaco. Ma l’acqua si sta alzando, la tempesta è diventata uragano, ma l’altra sponda si allontana sempre più. Ormai il nuovo sindaco prende posizioni in perfetto stampo leghista-disumano-populista senza ripensamenti anzi, con l’acceleratore contro il prefetto, contro i profughi, contro i musulmani, contro tutti coloro che in qualche modo gli si oppongono o che, dallo stesso sindaco, vengono ritenuti rei di di creare quel degrado che nella usa infinita propaganda, vorrebbe debellare. Mi sembra che attorno al primo cittadino, per sua volontà e della sua coalizione, si disegni un’altra città, definita sinteticamente e, purtroppo in maniera affrettata e superficiale “sicura”. E, costi quel che costi, mettendo alla porta chi soffre considerandoli causa di insicurezza, vietando di pregare in modo sereno ai nostri cittadini musulmani con le loro famiglie pensando che, in quel gruppo, vi siano probabilmente dei terroristi, annunciando di voler appendere crocifissi dappertutto, ritenendo, magari che, per “miracolo”, questo faccia sentire più sicuri i padovani, il sindaco sta gettando le basi per una città triste e infelice e certamente più insicura. Una pesante sensazione di tristezza sta gravando sui padovani, una cappa grigia sta calando su coloro che, in maggioranza, non più tardi di un cinquanta giorni fa, hanno scelto il “cambiamento leghista”. Ma i cittadini ritengono che questi metodi li rendano più sicuri? Pensano che la nostra città per secoli aperta, coinvolgente, con centinaia di associazioni che si occupano di chi è in difficoltà, che ha fatto della solidarietà e dell’accoglienza il suo senso civico e umano si arrenda alla tristezza e alla disumanità? Ritengono veramente i padovani, che l’ulteriore violazione dei diritti umani in fatto di libertà di professare la propria fede, di vivere in un paese lontano dalla violenza e dalla guerra, che sta mettendo in pratica il nostro sindaco col silenzio dei suoi accoliti, possa renderli più felici e farli vivere più sereni e più sicuri? Io credo di no! Il sopruso, la violenza verbale, l’imbarbarimento non possono essere considerati i valori nei quali la nostra città e i suoi cittadini vecchi e nuovi, da secoli, trovano il loro fondamento. Il vanto dei padovani dev’essere quello di dare speranza a chi l’ha persa, di dare futuro ai bambini che non hanno genitori, di aiutare chi è disperato riconoscendone diritti e facendone rispettare i doveri, di curare chi ha bisogno proveniente da ogni dove, di aprire le porte della nostra Università a chi vuole studiare per dare valore aggiunto all’umanità intera. Tutto ciò nel rispetto e nella chiarezza delle regole che valgono per tutti, nel controllo costante e nel monitoraggio delle diverse e complesse situazioni e , soprattutto, nel rispetto di quella “Carta dei Diritti dell’uomo” che, dopo la più immane tragedia dell’umanità, nel 1948, i popoli e le nazioni hanno deciso, insieme di sottoscrivere. I principi che in essa si trovano sono la garanzia della dignità degli uomini, di tutti gli uomini. Caro sindaco, nel rispetto delle regole, con l’attenzione ai cittadini che le è dovuta, sappia che per essere felici bisogna essere almeno in due; non isoli la nostra straordinaria città pensando di renderla migliore: da sola non potrà che essere peggiore, ma i noi suoi cittadini, non lo meritiamo.