L.Napoleoni, ISIS, lo Stato del terrore
Isis è un nome che mette paura, raccapricciante, che richiama violenza e una disumanità inaudita. La sua storia è fatta di trasformazioni, di esagerazioni di potere, che si sviluppa in un mondo sempre in fibrillazione e da molto tempo in conflitto. ISIS ha fatto scomparire dalla scena internazionale Al Qaeda e il suo terrorismo che sembra antiquato; ha coperto qualsiasi altra formazione terroristica, o presunta tale, essendo in ogni modo considerato la formazione dominatrice, capace di presentarsi come il Califfato, in grado di ricostituire l’antico stato islamico. Il suo leader al Baghdadi, più volte dato per morto ma sempre risorto dalle sue stesse ceneri, ne è il capo assoluto e incostratato. E’ riuscito ad attirare migliaia di giovani da tutto il mondo Complice è chi non è stato in grado di comprenderne la portata. Mentre altre formazioni terroristiche non avevano questa grande idea del Califfato, Isis (o IS), ce l’ha e quindi riesce a coinvolgere e a dare forma alla sua costruzione. Nella sua assurda logica, trova supporto nei villaggi iracheni o nord siriani che si sono sentiti abbandonati dal potere. Porta loro, non solo conforto, ma organizzazione amministrativa costruendo strade acquedotti quasi che questi cittadini si possano, paradossalmente sentire liberi. Naturalmente le regole sono imposte dai personaggi dell’Is, tipica del peggior fondamentalismo tanto che i Talebani sembrano dilettanti. Le migliaia di giovani partiti anche dall’Europa, si sentono parte di questo grande progetto e abbandono quello che per loro è diventato l’odiato occidente degli infedeli da annientare. Quindi, ecco atti terroristici isolati, ma non meno cruenti o drammatici delle decapitazioni con le teste mostrate come trofei. Ciò che lo distingue ulteriormente da altri gruppi, è la professionalità nell’uso dei social, strumenti con i quali fa conoscere tutta la sua ferocia con una propaganda devastante e destabilizzante. Quasi una jihad moderna, una guerra santa al “passo coi tempi” che semina terrore e fa il possibile che i suoi atti di terrore siano conosciuti dai loro nemici per dimostrare loro la propria forza. Atti, comunque, come riferisce la nostra autrice, non meno violenti di quelli perpetrati dai serbi in Bosnia o in Kossovo. E’ risaputo come i soldati decapitarono un bambino e giocavano con la sua testa davanti ai genitori. La violenza e la crudeltà non cambiano. Cambiano le modalità di comunicazione sempre più efficace per la propaganda e sempre più efficiente, ma non la disumanità. Hanno conquistato pozzi petroliferi di cui ne vendono il petrolio al mercato nero, hanno derubato banche nel nord della Siria, metodi per godere di somme ingenti per comprare le popolazioni. Una storia drammatica che al momento non sembra avere una fine a breve