• IN NOME DEL POPOLO ITALIANO!
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IN NOME DEL POPOLO ITALIANO!

E’ il giudice che prima di leggere la sentenza all’imputato, si appella a “popolo italiano” . Popolo che  esprime i propri eletti che, a loro volta, saranno “deputati” a operare, attraverso leggi, per il bene di quel popolo che li ha eletti. L’altro giorno si è verificato che il governo del contratto, eletto dal popolo, è imploso perché si è dimenticato di osservare buona parte degli articoli della Costituzione, soffermandosi troppo spesso sul primo: “….La sovranità appartiene a popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

Il popolo si è espresso 18 mesi fa e, dopo lunghe  di trattative, si è formato quel governo che martedì a chiuso anzitempo il suo mandato. Ma chi di Costituzione se ne intende, non certo il sottoscritto, aveva il compito arduo ma necessario, di  gridare a chi “…erano state affdownload-1idate funzioni pubbliche…” al rispetto della stessa Costituzione secondo l’art. 54 “…adempiere al proprio mandato con disciplina ed onore”. Non è andata così! I toni, le azioni, i comportamenti hanno tradito l’onorabilità del ruolo di rappresentante di quel popolo spesso inneggiato e osannato che, davanti al comiziante, si straccia le vesti come in un atto di fede quasi assoluta. Fede che nasce più dai sondaggi scaturiti dalla forza della “bestia” comunicativa  che dal valore di chi governa “in nome…e per conto del popolo italiano”.

Non ho letto, o forse mi è sfuggito, che gli stessi amanti della Costituzione per fede o per professione, si siano espressi per denunciare un tale scempio che, speriamo, abbia concluso i suoi giorni il 20 agosto. Dal lontano 2016 non li sento e non li leggo. Forse sono rimasti volutamente in silenzio o, forse, perché al governo non c’era chi aveva proposto di modificarla la Costituzione. Penso che tutti  ricordino le lunghe e infinite discussioni,  le accuse, sempre in punta di diritto, che le modifiche proposte  distruggevano la nostra “bella Costituzione”. Tutto concepito in una sorta di simil campagna elettorale. Valutazioni cavalcate da molti che hanno investito tempo e passione, oltre che competenze, per dire che quella Costituzione non va cambiata. Almeno nel modi in cui erano stati riscritti gli articoli.

Il tutto condito con la retorica della libertà conquistata col sangue, della liberazione dall’oppressore nazi-fascista e via dicendo. Quasi che chi governava volesse tornare a quei tempi bui. Al tempo, come sappiamo, non governava un cavernicolo diventato ministro dell’interno, con un Presidente del Consiglio, giurista (?), che scarica tutta la responsabilità su altri senza assumersene alcuna arrivando fuori tempo massimo nel riconoscere di essere lui, in prima persona, il responsabile dell’Esecutivo nel bene e nel male. Semplicemente, al tempo, governava il Centro Sinistra, o meglio, Matteo Renzi che era, di fatto, l’obiettivo principale da abbattere. Ora però, durante i mesi del nefasto contratto, il silenzio degli intellettuali è regnato sovrano e la vergogna dell’Italia si è allargata.

Forse l’ultimo Governo non voleva cambiarla la Costituzione (riduzione dei parlamentari)? Forse, questo sì, non l’hanno dileggiata? Spero che almeno tutti ci si riconosca nell’arte 2: “ “La Repubblica riconosce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Da difendere in ogni modo. Ora il Presidente della Repubblica ascolterà e poi si esprimerà. Non da solo: sono i partiti che lo indirizzeranno nelle scelte. Spero che “in nome del popolo italiano” non si vada a votare e la scelta definitiva sia soprattutto per il bene di ognuno di noi.

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