Essere genitori ed essere figli medesimo diritto?
“Il diritto ad essere genitori e il diritto ad essere figli” è un’affermazione che ho ripreso da Giovanni Maria Flick, noto costituzionalista. Il primo diritto, quello ad essere genitore, non esiste, afferma Flick, tranne che qualche Parlamento legiferi in tal senso. Il secondo, a tutela del bambino, esiste e va riconosciuto, perché il bambino è il soggetto più debole. E va obbligatoriamente tutelato a prescindere da come , dove e da chi sia nato. La proposta europea tanto discussa, è quella che il figlio venga riconosciuto legalmente anche dall’altro genitore, non biologico. A questa tutela, si può aggiungere quella inscritta all’art. 3 della Convenzione de diritti del fanciullo: “…l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente”.
Naturalmente tra ideologia e propaganda si capisce poco o si vuole far capire poco. Comunque, i figli in questione sono quelli di coppie omogenitoriali, cioè dello stesso sesso che si sono rivolte all’estero per poter procreare e chiedono che anche il genitore non biologico possa chiederne la paternità o maternità pur essendo dello stesso sesso. La legge 40 del 2004 consente la procreazione assistita solo a coppie di sesso diverso e vieta, in maniera assoluta, la surrogazione di maternità e la commercializzazione di gameti o embrioni”. Questo ultimi due divieti in Italia vengono puniti con la reclusione fino a 3 anni e con una sanzione che va da 600.000 a 1 milione di euro.
Devo sottolineare con forza l’aberrazione dell’utero in affitto, la violenza che si perpetra su donne bisognose usando il loro corpo come strumento procreativo e la violenza nei confronti dei bambini che nascono senza mai conoscere la loro madre biologica. È una pratica devastante. Condannata da più parti, compreso il movimento femminista. Pratica alla quale si può accedere liberamente e senza grosse restrizioni in USA e in Canada. I costi per l’intervento, variano dai 120 ai 150 mila euro, destinato, quindi, solo a coppie ricche. Oppure si può volare in India, a costi molto minori. Prima della guerra succedeva anche in Ucraina. Il costo era di circa 50 mila euro. All’inizio della guerra molte coppie “acquirenti” non hanno potuto recarsi a ritirare il “loro” bambino. Che fine avranno fatto questi bambini? Non lo sappiamo. Speriamo, naturalmente, che vivano serenamente.
Se da una parte la tutela del minore è indiscutibile, dall’altra il diritto vantato dai genitori di avere figli è molto discutibile come dice G.M. Flick. Infatti, per aggirare la legge italiana che lo vieta, questi si recano nei paesi dove si pratica la maternità surrogata, tornano in Italia, magari transitando per alcuni paesi europei dove la norma per il riconoscimento è meno restrittiva, e chiedono che questi bambini siano riconosciuti legalmente come figli propri . Quindi, la legge che in Italia vieta l’utero in affitto, a cosa serve? A chi vieta questa pratica offensiva? Ovviamente solo a chi non può permettersi costosi viaggi all’estero. In Italia, quindi, ci si trova di fronte alla necessità di riconoscere il figlio nato da un metodo di procreazione vietato e punito.
Il passaggio dal desiderio ad essere genitore al diritto, mostra tutte le contraddizioni delle norme vigenti. Ma al centro della questione c’è sempre il bambino che si trova, suo malgrado, ad essere un soggetto desiderato, un soggetto mercificato, un soggetto di diritti messo nelle mani delle sentenze dei giudici. E la donna non può subire la violenza di ricchi signori, che comprano il suo corpo per avere un figlio, siano essa una coppia omo o etero sessuale. Un figlio, come promettono le agenzie, “sano”. Chissà che fine faranno quelli non sani. La legge, dunque, che vieta certe pratiche non può, surrettiziamente, ammetterle. Spero che per la dignità della donna mercificata e del bambino oggetto di compravendita, si possa definitivamente chiarire e definire la grave questione anche a livello internazionale e arrivare al divieto assoluto di queste pratiche orribili e disumane. E la politica italiana, tutta, arrivi a condannare la violenza della pratica della maternità surrogata e a vietarla in ogni modo.