I cattolici in politica rischiano l’oblio?
Le notizie a riguardo i fedeli, credenti e praticanti, che la stampa spesso pubblica, mettono in luce una situazione complicata. I numeri non confortano e sembra che, a parere di qualcuno, il declino della pratica religiosa sia inarrestabile. Ma c’è sempre qualcosa di nuovo. Anche i cattolici che si occupano del bene comune e si impegnano in politica a tutti i livelli, vedono il loro pensiero e i loro valori, transitare verso l’indifferenza. Salvo essere strumentalizzati a fini propagandistici utilizzando simboli religiosi che nulla hanno a che fare con i partiti. Ma le parole di papa Francesco e del card Zuppi, presidente della CEI (Conferenza Episcopale Italiana), non solo vengono ascoltate ma mettono in allarme e creano disagio. Questo, non vuol dire che esiste solo la parola del Papa e del card. Zuppi, ma che il pensiero cattolico, nella sua sensibilità e nella sua storia, c’è ed è un pensiero forte e non annacquato.
I partiti, comunque, ritengono che avere i cattolici dalla loro parte, sia ancora positivo e, soprattutto, ritrovare con loro una condivisione di pensiero e di proposta siano utili a migliorare il governo del paese e della città. I cattolici sono in tutti i partiti. Hanno fatto scelte diverse, hanno sensibilità e obiettivi diversi. Ci sono anche nel Partito Democratico, ma non sempre viene valorizzato il contributo fondamentale che hanno dato nella costituzione del PD. Molti iscritti al PD, compresi molti cattolici, non hanno avuto alcuna tessera precedente, consapevoli che questo nuovo corso, potesse essere il risultato di un lungo cammino fatto da grandi partiti di massa.
Una novità con proposte nuove per governare l’Italia. Costruite col confronto, il solo utile a trovare sintesi tra sensibilità diverse. Non so se sia ancora così per chi proviene e incarna i valori del cattolicesimo democratico. Questa risorsa, da troppo tempo inascoltata, ha ancora qualcosa da dire e su cui riflettere. E non solo sulle questioni etiche, che pur sono importanti e che meritano approfondimenti e confronto. Se lo si vuole. Il fine vita non sta solo nella banalizzazione e ancora strumentalizzazione del nuovo documento “Piccolo lessico sul fine vita” come “apertura” al suicidio assistito, ma nella capacità di ritrovarsi tra persone competenti provenienti dalle diverse sensibilità. Una legge dopo che, liberamente, ci si è confrontati senza pregiudizi ed arbitrii. Purtroppo, ancora si arranca.
Ma proviamo pensare ai temi dell’ambiente, dell’economia, del lavoro, della guerra e della pace, della cultura, l’immigrazione, che scorrono via troppo velocemente. Noi pensiamo che essere troppo spesso inascoltati o redarguiti per scelte concrete e di coscienza (vedi la consigliera regionale Anna Maria Bigon), non allunghi lo sguardo al miglioramento di questo partito e al contributo fondamentale dei cattolici, del loro pensiero, dei loro valori. C’è bisogno di tempo e di ascolto reciproco. Leggere i due articoli su La Stampa dell’altro giorno, un’intervista a Rosy Bindi e una riflessione di Franco Garelli sulla voce dei cattolici che tornano a farsi sentire, leggendo la forte presa di posizione della Chiesa sull’autonomia differenziata e le sue complicanze, sui conflitti sempre più sanguinosi dicono che i cattolici non stanno a guardare e qualcosa da dire ce l’hanno ancora anche attraverso queste autorevoli voci. Spero che qualcuno voglia ascoltarli e non lasciare che le riflessioni scorrano troppo veloci verso un altro piano inclinato, quello dell’indifferenza.