Gli alpini e i poveri anarchici
Era proprio un bel po’ di tempo che non si sentiva parlare degli anarchici. Probabilmente si erano chiusi nelle loro fumose stanze a decidere strategie, a scrivere documenti e a pensare chissà quale azione per dire ci siamo. E proprio i giorni precedenti l’adunata degli alpini hanno pensato che fosse il momento dell’azione messo per impedire agli alpini di radunarsi a Trento per la 91ma adunata.
Naturalmente gli anarchici erano in buona compagnia: antagonisti, collettivi di sociologia dell’Università di Trento, dove Renato Curcio inizia l’avventura delle Brigate Rosse. Ovviamente manifesti con ingiurie, offese, minacce, sassi contro i gazebo, insulti gratuiti ed ogni sorta del tipico bestiario anarco-antagonista (sic!) usato contro agli alpini. Diciamo, atti “dovuti” per lasciare segni e minacciare.
E poi sabotaggi, distruzione di centraline elettriche sulle linee ferrovie col pericolo di creare gravi danni alle persone. Ma evidentemente, questi personaggi, che accusano gli alpini di avere le “mani grondanti sangue”, adoperano le solite armi di distrazione per l’uso codardo della violenza. Ma qui sta il problema. Ormai questi non sono più nessuno: ogni tanto qualche manifestazione, qualche azione farneticante e gratuita e niente più. Più o meno come 40 anni fa.
Diciamo che la fedeltà all’ideale è la ragione del loro esistere: anziani con qualche nuovo innesto. Ma vorrei dire a lor signori che gli alpini non si sentono sfiorati dalle vostre insulse e miserabili manifestazioni. La stragrande maggioranza di loro non sa nemmeno chi siete, cosa pensate e cosa volete. Può darsi che, al massimo, gli facciate un po’ pena e provino compassione. Ma vi garantisco che, se invece di aver perso tempo per boicottare la festa di questi “sanguinari” foste andati a parlargli, sarebbe stato molto meglio. Avreste trovato persone molto diverse dai guerrafondai che voi pensate. Forse non avreste ricevuto una grande risposta alle vostre grandi “rivendicazioni democratiche”, ma certamente un po’ di serenità, quella che voi non avete.
Magari anche un panino di soppressa e un buon bicchiere di vino per far festa insieme. Ogni tanto anche i guerrafondai hanno un cuore. E vi garantisco che se vi foste sentiti male vi avrebbero pure soccorso. Ma non continuate a solleticare la loro pazienza. Sono uomini che vanno dove c’è bisogno e usano il loro tempo, le loro capacità e professionalità semplicemente nella solidarietà.
Voi antagonisti, a dir la verità, non vi ho mai visti sporcarvi le mani come gli alpini. Avete probabilmente altro da fare. Mi sa che non conoscete che cosa voglia dire la solidarietà. Almeno quella che conoscono gli alpini. Rendetevi conto che la storia vi ha spazzato via come polvere. Lasciate perdere gli alpini. Le persone vogliono più bene a loro che a voi. Di questo ne sono certo.