Essere consapevoli del proprio futuro
Sembra si stia vivendo l’illusione di un futuro che non c’è, di una dimensione innovativa che scarseggia di idee e proposte. Non siamo “affamati” di futuro perché godiamo dell’ineludibile mediocrità che ci dice come sia meglio lo star fermi che mettersi in movimento. L’Italia è tra i paesi che scoprono di essere serenamente prive del pensiero per il domani con una classe dirigente, ormai in fase di quiescenza delle proposte o incapace di progettualità. Forse anche non in grado di comprendere il problema, di affrontare le sfide che il mondo globale, i paesi emergenti, i giovani capaci chiedono di far crescere.
E’ la generosità che manca, il senso della crescita non solo economica, la volontà della politica di essere consapevole del compito gigantesco che deve affrontare. In un paese che va avanti a chi polemizza di più, a chi si perde davanti al solito caffè a discutere contro quella o quell’altra scelta, sta aggiungendo materiale al senso del ridicolo. Polemiche da bar che poi si sviluppano e si gonfiano tra social e giornali Pensiamo a quella sui nomi dei due poliziotti che hanno messo fine alla folle vita delle terrorista di Berlino. Naturalmente le discussioni continuano alla noia perdendosi nel solito labirinto dell’inutile e del senza senso. Un po’ come i milioni di allenatori della nazionale che da anni campano indisturbati nel trovare inutili proposte alla formazione sicuri, naturalmente, della vittoria. E’ un male nostrum, che ci ha portato ad arretrare guardando di buon grado i treni che passano, un po’ come i governi, senza che si possa dare gambe vere e forti per camminare spediti e si preferisca segnare inesorabilmente il passo.
Un po’ come coloro che hanno negato la riforma della Costituzione e ora negano l’applicazione della Costituzione che loro stessi hanno difeso. Probabilmente qualche vota ci vorrebbe qualche esorcismo. Si sfocia così nel populismo che si trasforma in rancore verso qualcuno, magari straniero, additato come il male, la minaccia, dando voce a coloro che, come tribuni, guidano il popolo raggranellando consenso tra coloro che si abbeverano dal fatto di cronaca gridata, letto in qualche riga di giornale o guardato tra le TV locali. Il ragionamento è figlio di altri tempi in cui si pensava di essere chissà chi. Ora si va veloce: domande brevi e risposte brevi. Chi arriva prima all’insulto e lo manovra, vince. Altro che futuro! Credo che si stia vivendo un “ritorno dal futuro” perché molto passa attraverso quei dolori di ventre che non fanno digerire e emettono conati di odio e di barbarie. Penso che, comunque, qualche speranza ancora ci sia nella consapevolezza che il destino è nelle nostre mani e non in quelle dell’odio o delle lamentazioni. Pensare e ripensare al futuro aiuta ad vivere e a migliorare le nostre vite: ne abbiamo bisogno. BUON 2017!