Ebrei, da sempre in lotta per la sopravvivenza, ma…
Gen 32, 29 “Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!” È una lotta che fa nascere Israele, una battaglia nella quale dovrà difendersi. E così, per molti secoli successivi, il popolo di Israele dovrà difendersi da chi voleva non esistesse. Tra il VI e il VII secolo a.C., il popolo di Israele fu deportato dalla terra promessa in Babilonia e il primo tempio fu distrutto. Dopo sessant’anni, Ciro il grande, re persiano, libera gli ebrei che faranno ritorno a Gerusalemme e ricostruiranno il tempio con l’aiuto dello stesso Ciro.
Poi il cristianesimo che accusa gli ebrei di aver ucciso Gesù. Onta rimasta fino al 1965. Nel 70 d.C. il tempio di Gerusalemme viene distrutto dai romani e gli ebrei dispersi. Poco dopo il primo secolo, la diaspora portò gli ebrei in tutta quella che noi conosciamo come Europa e non solo. La prima crociata, detta “tedesca”, contro gli infedeli incontrò le comunità ebraiche della Renania. Gli ebrei di Spira, Worms e Metz furono cancellati. Poi 1492. Mentre Colombo si preparava a salpare verso le Indie, i re cattolici, Ferdinando d’Aragona ed Isabella di Castiglia, con l’editto di Granada, decisero l’espulsione degli ebrei dalla Spagna. O se ne andavano, o si convertivano al cristianesimo o venivano eliminati. Questi fatti a conclusione del lavoro fatto dall’inquisitore Thomas de Torquemada. In Spagna, le culture cristiana, musulmana ed ebraica avevano serenamente convissuto per secoli. Ma i re “cattolici” volevano la pulizia del sangue spagnolo che doveva essere solo sangue “cristiano”. Gli ebrei espulsi arrivarono sulle coste del nord Africa. Alcuni arrivarono anche a Venezia dove nacque il primo ghetto d’Europa.
A Venezia arrivarono anche ebrei tedeschi, italiani e dall’est. Per uscire dal ghetto, per essere riconoscibili, dovevano indossare un berretto di colore giallo o rosso. Napoleone aprì i ghetti d’Europa ma poi, lungo l’800, la caccia all’ebreo “ricco”, “usuraio e complottista” fu sempre in fermento. Spesso usati dalle corti europee e anche dagli stati, vennero considerati sempre una forza oscura. Semplice il passaggio politico alla razza che corrompeva gli stati pur non essendo uno stato. Pensiamo alla propaganda anti ebraica dei primi del ‘900 con il Protocollo dei Savi di Sion. Venne scritto da un agente dei servizi segreti russi. Si accusano gli ebrei di un complotto segreto contro l’ordine mondiale. Il Protocollo venne dimostrato essere un falso, ma intanto la propaganda avanzava.
Alla fine dell’800, Theodor Hertzl, un ebreo di origine ungherese emigrato negli Stati Uniti, afferma che il popolo ebraico per riunirsi, ha bisogno di uno proprio Stato per difendersi dal crescente antisemitismo. Propone che questo possa sorgere nei territori dell’attuale Palestina, la terra promessa da Dio al popolo ebraico, sottoposti a mandato inglese dopo la prima guerra mondiale. Nasce così la corrente sionista, da Sion, il nome della collina sulla quale sorge Gerusalemme. A questo si aggiunse la dichiarazione del 1917 del ministro degli esteri inglese Balfour: “favorevole alla costituzione di una stato ebraico in Palestina”.
La nascita del nazismo, la scalata del potere di Hitler, le leggi razziali e, infine, l’olocausto, sono stati nient’altro che l’epilogo catastrofico di una storia tormentata dall’odio verso gli ebrei. Un epilogo che i nazisti, alla conferenza di Wansee del 1942, vedevano nella “soluzione finale”. Il numero degli ebrei che avevano stabilito essere sterminati: 11 milioni. Molti riuscirono a fuggire dall’Europa prima che le condizioni iniziassero a peggiorare e si insediarono in Palestina ancora sotto mandato britannico . Non tutti vennero accolti dagli inglesi nonostante i rischi che in Europa via via aumentavano. Cominciarono i primi conflitti con gli arabi che temevano la nascita di uno stato ebraico. Cosa che avvenne nel 1948. Gli inglesi se ne andarono, molti ebrei, terminata la guerra, arrivarono e, dopo i primi insediamenti, cominciarono immediatamente i tafferugli e la guerra.
Gli stati arabi che circondavano lo stato di Israele, lo aggredirono perché considerato un vulnus in mezzo agli arabi. Risoluzioni proposte dall’ONU sulla spartizione della Palestina in due stati, vennero rifiutate dagli arabi perché squilibrate. Iniziò così la storia di una difficilissima convivenza tra ebrei e palestinesi. Gli ebrei non dovevano esistere e non dovevano avere uno stato. La ribellione degli israeliani alle pressioni arabe, condusse nel 1967, alla guerra dei 6 giorni. E poi la guerra del Kippur dove Egitto e Siria aggrediscono Israele. Attentati terroristici, massacri, insediamenti nelle terre assegnate ai musulmani, convivenze forzate, istigazione all’odio e tentativi di pacificazione, governi estremisti e violenti, governi coraggiosi nel costruire la pace, hanno portato questi popoli ai giorni nostri.
Israele ha subito il più grave massacro con atto terroristico della sua storia. Il gruppo di Hamas, che dal 2005 governa la striscia Gaza dopo aver cacciato con la forza la debole autorità palestinese che ora governa la Cisgiordania, ha attaccato Israele sterminando persone inermi, ragazzi, bambini uccisi solo perché ebrei. Oltre al sequestro di 240 ebrei trattenuti e nascosti nella striscia di Gaza. In questi anni Hamas ha utilizzato ingenti somme che arrivavano da paesi sostenitori della popolazione di Gaza, non per aiutare i cittadini, ma per prepararsi alla distruzione degli ebrei, così come scritto nel suo statuto. La reazione di Israele è stata immediata e violenta con i risultati che tutti conosciamo: distruzioni e migliaia di morti tra la popolazione civile palestinese con l’obiettivo di eliminare gli uomini di Hamas. Popolazione che è sottoposta a grandi sofferenze e morte causate dalle bombe israeliane.
Non credo sia la strategia migliore per sconfiggere i terroristi. Essere dalla parte di chi sta peggio, di chi ha sofferto e soffre perché i propri cari sono morti o sono nelle mani di violenti è un dovere, ma abusare della forza non sempre aiuta nel raggiungimento dell’obiettivo. Troppa la sofferenza. Non so se ci siano uomini saggi in mezzo al groviglio ormai intossicato di poteri e di odio. Un odio atavico verso gli ebrei, sempre latente, è riemerso con forza ancora in alcune zone dell’Europa e non solo, con gesti pesanti di antisemitismo. La guerra terminerà ma non so se nascerà la pace. L’odio, quello rimarrà anche se, come sappiamo, ci sono sempre segni di riconciliazione, magari non visibili, che parlano di speranza.