Care alunne, cari alunni, addio GB!
avrete sentito anche voi: la Gran Bretagna è uscita dall’Unione Europea. Un dramma per chi non lo voleva e un probabile dramma anche per chi, dal giorno dopo, ha immediatamente capito che qualcosa è veramente cambiato, ma al momento, in peggio: le borse sono in caduta libera, la sterlina ha subito un tonfo, problemi interni di ogni tipo e, naturalmente, grossi problemi nei rapporti internazionali. E il presidente della commissione europea ha detto agli inglesi di andarsene, rapidamente. La scelta delle chiusure, dell’isolazionismo, ha i suoi costi economici, politici, ma spesso anche personali.
Dal momento in cui avete mosso i primi passi a scuola, la lingua inglese obbligatoria, è stata la vostra seconda lingua. Negli anni avete imparato chi sono gli inglesi, la loro storia, la cultura da dominatori portata anche con la forza in molte parti del mondo; la venerazione verso la regina, le lotte violente in Irlanda del nord, la convivenza accettata tra inglesi, scozzesi, gallesi e nord irlandesi; il loro guidare a sinistra, sistema esportato nelle colonie; la birra, i pub; l’ammiraglio Nelson, piuttosto che Walter Scott o David Hume. Man mano vi siete resi conto che avete potuto viaggiare liberamente con la vostra seconda lingua e poter comunicare
praticamente con tutti: in Africa, in India, In Australia, negli USA ecc.
Ora questo sarà ancora possibile, ma la GB, da giovedì scorso, non è più la stessa: la maggioranza ha deciso di uscire dall’Unione Europea convinti da una propaganda che ha venduto fumo come oro e che, in queste stesse ore, dopo aver conquistato il “palazzo d’inverno” si chiede: ”E ora, che fare?
Quella maggioranza che ha creduto che chiudendo le frontiere, o chiudendo la GB come d’incanto si risolvessero i problemi dell’immigrazione, della povertà, si cominciasse a rispettare gli inglesi perché sono inglesi. Ma gli immigrati ci sono in Inghilterra, da anni; le colonie inglesi hanno lasciato il loro segno indelebile nella presenza di persone di altre origini.
Saprete che la maggioranza dei ragazzi della vostra età ha votato Remain in UE, rispetto alla maggioranza delle persone con oltre i cinquanta anni che hanno votato Leave. Ma, da ciò che si viene a sapere, troppo pochi i ragazzi della vostra età che sono andati a votare, sembra solo il 36% rispetto all’83% dei più adulti; il 75% dei ragazzi è rimasto a casa pensando, come spesso succede, che il proprio voto non conti nulla, che tanto non cambia niente. Magari molti vostri amici incontrati negli scambi culturali o durante qualche mese di lavoro a Londra, non sono andati a votare e, così facendo, hanno scelto Leave.
Ora anche gli Scozzesi vogliono andarsene e anche i Nord Irlandesi: in entrambi ha prevalso il Remain, e quindi, perché rimanere in GB? Perderebbero finanziamenti europei, sarebbero ancora legati ad uno stato che sta perdendo pezzi mai molto amato e verrebbero relegati nella più assoluta insignificanza. Il rischio è che l’Inghilterra rimanga da sola, con Londra “diversa” dalle periferie, ricca, dinamica, aperta; quindi non più un’isola, ma una penisola
Isolarsi ormai, spero lo capiate, non ha più senso perché la storia va avanti e se tornasse indietro vorrebbe dire catastrofi. Ve ne siete resi conto a scuola dove i vostri compagni erano e sono romeni, moldavi, cinesi, pachistani, bengalesi, indiani, albanesi, marocchini, tunisini, senegalesi, nigeriani, camerunensi, maliani, congolesi, filippini, somali, peruviani. Con loro studiate, convivete, siete amici, vi divertite e capite, giocate a calcio o a pallavolo; di fatto che per voi questo è il tempo prezioso che state vivendo, non un altro.
Vi dico che votare è un fatto straordinario che spetta ad ognuno; sulle scelte importanti, non si può essere indifferenti: bisogna scegliere per il bene e per il meglio di tutti. Pensate che gli egoismi e le chiusure non vogliono far vedere i volti, le storie, le diversità di chi potrebbe crescere con voi, costruire questo paese con voi e quindi, con voi, essere futuro.
In Inghilterra hanno commesso un grave errore, andarsene è un fatto drammatico. Vi chiedo di non farvi incantare dalle sirene, non farvi ingannare dagli imbonitori che sempre cercano il facile consenso. Siate protagonisti della vostra storia perché il vostro contributo e, quindi, anche il vostro voto, sarà il futuro di tutti.