• Padova: assistenti sociali, un mondo di  precari…
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Padova: assistenti sociali, un mondo di precari…

Interessante la situazione delle assistenti sociali nel comune di Padova –afferma Tiso, vicesegretario del PD cittadino-, ma forse più imbarazzante che interessante per  contratto di assunzione, professionalità, ruolo, servizi a loro assegnati. E’ chiaro, ormai, che ci sono  diverse tipologie di contratti in un mondo complesso e delicato come quello delle assistenti sociali. Alcune, poche in verità, rientrano nell’organico del Comune e sono alle dipendenze dello stesso a tempo indeterminato con stipendio contrattuale; altre provengono da ass soci

cooperative con stipendi  di gran lunga più sfavorevoli  rispetto a quello delle dipendenti a tempo indeterminato e spesso svolgono il loro servizio per un mese seguendo casi particolarmente delicati come le famiglie con minori; poi, alcune assistenti sociali sono ancora a partita IVA con retribuzioni adeguate -sottolinea ancora Tiso-. C’è da aggiungere che le assistenti sociali a partita IVA, che in precedenza lavoravano per il Comune, erano un numero consistente,  ma che pian piano, alle stesse non è più stato rinnovato  il contratto tanto che sono rimaste un numero esiguo, una o due. Le stesse assistenti sociali non più a partita IVA,  ora lavorano per le cooperative con trattamento economico delle cooperative e con contratti anche di breve durata come dicevamo. Infine,  vengono indetti dal Comune  bandi   di concorso per assunzioni di assistenti sociali a tempo determinato anch’esse spesso  con contratti per periodi di un mese al massimo.  Una situazione a dir poco paradossale dove il diverso trattamento delle lavoratrici che si occupano professionalmente di chi è in difficoltà,  non può certo garantire serenità  né agli utenti né agli operatori che non sanno  cosa  succederà domani . Tra l’altro alcune assistenti sociali  che operano  nei CST (Centro Servizi Territoriale) si rendono disponibili   al ruolo di funzionario con aggravio della responsabilità ma senza alcun adeguamento retributivo. Si deve aggiungere poi che per 3 CST c’è una sola auto di servizio a disposizione che, a turno mensile, si scambiano. Una cosa ridicola. La mobilità delle operatrici, pertanto,  è autogestita e praticamente non  rimborsata:  se si spostano in auto propria (il più delle volte per necessità), nessun rimborso, se si spostano in autobus, rimborso del costo del biglietto. E’ chiara  la politica di questa giunta: riduzione dello 0,1% dell’addizionale IRPEF a favore anche dei più ricchi, per poi ridistribuire il peso del minor introito andando a gravare sui servizi più delicati. E poi non so se nel taglio delle famose “auto blu” rientravano anche le Panda di servizio dei CST. L’impegno del sindaco  sulla sicurezza – conclude Tiso- sembra rivolto solo alla Polizia locale, alle loro auto e a tutto ciò che fa propaganda repressiva, zoccolo duro di questa giunta. Ma la sicurezza  forse non è anche garantire a chi è più in difficoltà assistenza con persone qualificate e soprattutto serene nella loro professione?  E poi, i bandi di concorso possono essere utilizzati solo per la polizia locale? Una visione miope, fumosa della sicurezza e dei servizi ai cittadini più deboli, venduta cercando di risparmiare mettendo in difficoltà chi, professionalmente,  si occupa del disagio.

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