Piazza Gasparotto: insieme si può fare!
L’annuncio della creazione di un presidio stabile di Polizia in piazzetta Gasparotto formato da alcuni agenti, ha suscitato pesanti polemiche. Purtroppo piazza Gasparotto è un luogo complicato della città dove convivono situazioni diverse, molte disponibili ad essere accompagnate, altre, meno. Il lavoro che da anni le associazioni stanno facendo per rianimare quel luogo insieme ai cittadini residenti e per tentare di dare risposte a persone che, spesso, non hanno di che vivere e dove andare, è encomiabile e straordinario, oltre che competente e professionale.
È un lavoro difficile, spesso nascosto, ma che c’è. Da parte del Comune ormai da tempo, nella stessa piazza, sono stati trasferiti degli uffici dei Servizi Sociali. Anch’esso un piccolo presidio di ulteriore umanità e aiuto a chi è in difficoltà. Ma, evidentemente, tutto ciò non è sufficiente e personaggi che creano disagi, talvolta anche violenti e che hanno, probabilmente, poche intenzione ad utilizzare le proposte di Comune e Associazioni, ci sono e con fatica si riesce ad allontanarli o, comunque, a renderli meno offensivi. Non ritengo incompatibile il lavoro associativo con quello delle forze dell’ordine che hanno il dovere di garantire la sicurezza di tutti. Penso che questa convivenza possa e debba diventare di collaborazione per il lavoro fondamentale sulle persone che sono ai margini e che hanno bisogno che qualcuno dia loro risposte e tranquillità.
Non penso nemmeno che la presenza delle forze dell’ordine in piazza Gasparotto, debba essere ritenuto un ingabbiamento negativo della zona, ma un ulteriore aiuto ai tanti soggetti che vi operano come sostegno al disagio, a chi ha bisogno di aiuto, a chi lavora, vi abita e transita. Credo, quindi, non ci sia contraddizione tra la presenza dei tre soggetti che opereranno all’interno della piazza: associazioni, Servizi Sociali, agenti di Polizia. Ognuno farà il proprio dovere di umanità e di rispetto nei confronti di tutti. Se si dovesse temere della presenza delle forze dell’ordine vorrebbe dire aver perso la bussola della democrazia, come ritenere che chi lavora sul campo non faccia bene il proprio lavoro. Lì vicino ci sono anche le Cucine Economiche Popolari, realtà che sta celebrando i suoi 140 anni di vita con molte iniziative per fare capire a tutti che le porte aperte creano senso di appartenenza, capacità di accoglienza, ricchezza di convivenza. Da anni non ci sono inutili polemiche sulle Cucine Popolari e sui suoi ospiti.
È stato fatto un grande lavoro di collaborazione con tutti coloro che in città hanno interesse che ci siano presidi di umanità. Naturalmente non è che le forze dell’ordine non passino a controllare, con discrezione, ciò che succede davanti all’ingresso delle cucine. Questo senza creare disagi, senza ritenere che per forza ci debbano essere dei delinquenti, ma nella necessaria collaborazione. Credo che questo sia il percorso utile di chi si occupa di disagio in città per trovare, insieme, risposte sempre più efficaci per tutti e, soprattutto, per chi è maggiormente in difficoltà. Ognuno con le proprie competenze e la propria professionalità.