La memoria e le pietre
Camminando distrattamente per la nostra città, lungo le antiche vie che hanno fatto di Padova un luogo straordinario, si possono incontrare delle pietre inusuali. Qualcuna in via Roma, altre davanti all’ingresso del Bo’, la nostra Università, altre ancora davanti a qualche casa dell’antico Ghetto. Sopra quelle pietre, quei piccoli porfidi si leggono: un nome, un cognome, un luogo, la data di nascita e di morte.
Tutto semplice nel rivedere in quei nomi e in quelle date, ciò che ha portato l’umanità all’oblio di se stessa, e la ragione nella suo buio più profondo. Difficile, sempre più difficile fare “memoria” o meglio, riedificare un “memoriale”, un rendere presente, anche solo chiudendo gli occhi, quei momenti che le pietre ricordano con nomi di persone. Milioni come loro, tutti con delle generalità che riportano alla follia e all’annientamento, all’incredibile incedere di eventi che hanno spazzato valori, speranze, senso del limite e hanno banalizzato il male ma anche il bene, se ancora qualcuno covava una sua idea. Le pietre rimangono, non appassiscono come i fiori.
Non si possono spazzare, eliminare, perché, anche se distrutte lasciano sempre qualcosa di sé, la loro polvere. E quindi, nella loro morte apparente, vivono. In Europa di pietre come quelle della nostra città ce ne sono migliaia, ma dovrebbero essere milioni. Ma forse c’è più nessuno che ricordi nomi, cognomi e date. L’albero genealogico, per molti, si è brutalmente interrotto, così come si sono spezzate le famiglie e le vite: più nessuno! Ma ogni anno che passa da quei tragici anni, l’immane tragedia rischia di diventare sempre meno tragedia, superata dagli eventi e dalla velocità con cui tutto passa. Milioni di persone appartenenti ad un popolo e a centinaia di migliaia di altri visti come inutili subumani, possono transitare nel trituratore dell’appiattimento dove tutto è uguale a se stesso senza che ci possa essere in questo nostro tempo un futuro in cui ricordare e fare memoria del passato.
Non è un tratto di penna o una memoria smemorata che potrà nascondere ciò che conosciamo e che, a fatica, comprendiamo. Sarà la determinazione di chi, fino all’ultimo respiro, vorrà tradurre in lingua corrente ciò che è successo perché nessuno debba dire “già sentito, grazie”. Quel ricordo che anche il 27 gennaio 2022 verrà celebrato, in cui ci saranno altre “pietre d’inciampo” ad essere collocate, ci serva da monito. Non sia un giorno qualsiasi tra gli altri. E noi, che per fortuna non abbiamo vissuto e visto quei momenti terribili, si abbia a mente quel passo straordinario del libro dell’Esodo: “Questo giorno sarà per voi un memoriale…di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito perenne” . Per non dimenticare!