Non siamo cinesi: regole e anarchia
Il momento è sicuramente tra i più tristi della nostra storia italiana. Un nemico subdolo ci aggredisce senza farsi notare; cammina tra la gente e ci si appiccica creando danni pesanti e, spesso, anche la morte. Non è arrivato in barcone come un qualsiasi migrante o profugo. Probabilmente, ha accompagnato dalla Cina qualche manager in business class, che l’ha riconosciuto solo quando un semplice tampone, gli ha detto la verità: sei positivo!
E così, l’intruso ha iniziato la sua corsa, spasmodica ma efficace. E velocemente è arrivato anche in Italia. A Vo’, a Codogno, e poi ha cominciato a girare come un pazzo per il paese e per l’Europa. Il Governo comincia a prendere misure sempre più drastiche, fino a ieri sera, quando, non solo il nord, ma tutta l’Italia ne viene coinvolta. Anche in Cina, dove il virus è nato e ha cominciato a correre, hanno preso delle misure drastiche. Ma le loro sono state “più” drastiche”. Diciamo che hanno molto semplificato, mettendo alla gogna il singolo rispetto al bene collettivo.
Hanno violato la privacy, sacra in Occidente e in Italia, controllando l’app. “wechat” e i profili, i volti dei profili oltre a restrizioni pesantissime sulla libertà. Dopo le pessime non-informazioni iniziali tipiche di un regime, hanno ottenuto dei risultati molto importanti. Noi, italiani brava gente, emanato il decreto, letto a rete unificate, transitato in tutti i siti e in tutte le chat, abbiamo pensato, non di fare al limite gli scongiuri, o rivolgersi a qualche santo come si faceva qualche anno fa, ma di fare gli affari nostri. Terapie intensive affollate in molti ospedali, casi positivi al ritmo di oltre 1000 al giorno, e contemporaneamente offerte di vacanze vantaggiose in montagna, giovani che affollano i bar, folle che partono dalle province quando questo è vietato, bar e ristoranti che fanno finta di non aver letto i divieti, nonni che vanno a fare la spesa, e via dicendo. Un grande immagine di un grande paese del menefreghismo.
Evidentemente, la paura non ha ancora coinvolto la ragione nonostante gli annunci di ministri, sindaci, autorità mediche, esperti, che “dobbiamo comportarci” in un certo modo. Un lassismo pericoloso che le misure imposte non sono ancora riuscite a debellare l’anarchia di chi viola le regole perché si sente superiore alle stesse. Fino a quando toccherà a lei o a lui ad andare ad occupare un letto di terapia intensiva, se ne troverà ancora uno di vuoto. Perché chi ha contaminato con il suo mediocre comportamento, avrà già occupato tutti i posti a disposizione.
E quindi? La civile Italia e i suoi cittadini, non possono non avere il senso del rispetto dell’altro, il senso delle regole, del futuro incerto. Molti ce l’hanno, la maggioranza, ma bastano pochi, molto pochi per fare disastri. Non siamo cinesi, non dovremmo avere bisogno dell’esercito per rispettare le regole. Ma dobbiamo occuparci e preoccuparci di noi stessi, dei nostri cari, di tutti gli altri e avere rispetto per chi sta lavorando negli ospedali a garantire la salute di tutti. Sanità che può andare in default. Pensiamoci!