Zona Industriale Padova: si conclude un’epoca.
Il 15 di gennaio i soci , Camera di Commercio, Provincia e Comune, chiuderanno definitivamente il Consorzio Zona Industriale nato nel 1956 con legge dello Stato per dare voce alla grande necessità di crescita e di lavoro dopo il conflitto. La formula era semplice: acquisizione di terreni, vendita di lotti, costruzione di capannoni, incasso di importanti somme per la costruzione di infrastrutture, la manutenzione generale e il personale.
Da tempo le difficoltà del consorzio erano chiare e col tempo si sono acuite. Si è tergiversato cercando di trovare qualche soluzione, ma senza risultati evidenti. Una sorta di vivere alla giornata che, per una grande struttura, non ha senso. Non ci sono più terreni da acquisire, non si vendono più lotti e quindi il Consorzio finisce così la sua corsa. Credo che un ringraziamento vada a tutti coloro che, con impegno e professionalità, hanno contribuito a creare una Zona Industriale tra le più grandi d’Italia. E anche a chi, a suo tempo, ha vissuto il cambiamento radicale del territorio da agricolo ad industriale (come il sottoscritto…) e che ricorda bene quegli anni: contadini a cui venne sottratta la terra per un bene superiore; persone che si sono dovute riconvertire e che hanno abbandonato definitivamente la loro casa, la loro terra e il loro lavoro.
Ma questo è il passato. Ora, non poche persone di varia provenienza politica o meno, hanno offerto suggerimenti per una ri-trasformazione o ri-definizione della funzione del Consorzio ZIP. Idee che vanno a sbattere contro la realtà: le risorse del Consorzio non sono più sufficienti a garantire un futuro e le proposte, tutte lodevoli. E ogni altra proposta ha bisogno comunque di trovare risorse e un progetto organico per essere sviluppata. Ma anche su questo, le difficoltà erano e sono evidenti.
Tutto ciò non significa, naturalmente, che venga meno il ruolo fondamentale della Zona Industriale che era e rimane ancora produttiva, nelle quali aziende lavorano migliaia di persone e che è una risorsa importante che crea ricchezza per la città e non solo. Ai 13 dipendenti del Consorzio non può non essere garantita una ricollocazione o comunque aiutati in un percorso di ricollocazione perché dietro ad ognuno non rimanga solitudine e smarrimento oltre che lo stato di disoccupato. La chiusura non sarà veloce, ci vorrà del tempo anche dal punto di vista burocratico. Forse non si sono volute contemplare altre strade? Forse non si è avuto la volontà di ricercare risorse per mantenere una struttura importante per la città? Forse! Ma ora è il tempo di affrontare la realtà.