Padova: Un anno di amministrazione in città
Il 2018 per la nostra città è stato un anno di scelte importanti che aprono allo sviluppo e al futuro. La sua trasformazione positiva è legata alla costante di voler bene alla propria città perché la si vive, se ne è appassionati e si vuole far sì che tutti ne diventino fruitori intelligenti. Il programma del sindaco Giordani è la traccia, ma sotto c’è la volontà di rendere sempre migliore Padova. In un periodo nel quale il rancore è diventato istituzionale e gli odiatori stanno al governo, avere una città che governa contro l’odio e a favore delle persone di qualsiasi provenienza, penso sia un valore aggiunto per i padovani.
Potremmo fare l’elenco delle proposte che guardano al futuro: ospedale, tram, via Anelli, ma credo che sia la quotidianità delle relazioni, della semplicità nell’accostarsi e nell’ascoltare i cittadini che rende migliore una città come la nostra. Dalle grandi alle piccole difficoltà, ma soprattutto mettersi al passo con una città che cambia rapidamente, che si trasforma sotto i nostri occhi e che non possiamo vedere transitare senza rendercene conto o senza aspirare a renderla migliore.
Ricordo che non più tardi di un anno e mezzo fa, il sindaco Sergio Giordani subì un pesante trauma dal quale, con grande costanza, tenacia, perseveranza e sostegno, è riuscito ad uscirne. Diciamo che questa forza la sta mettendo in pratica nel governo della città senza risparmiarsi. Le sue capacità di mediatore sono il passo giusto di fronte alle diverse posizioni che talvolta emergono. Un lavoro difficile, in una città complessa ma straordinaria che ha la voglia di diventare migliore e di essere considerata come tale per la sua storia antica, l’Università e la ricerca, la sua capacità di accoglienza e di creare ricchezza.
Una città che ha nella forza silenziosa di chi si dedica gratuitamente al bene di altri, la voce che la fa diventare Capitale Europea del Volontariato per il 2020. Una sfida per gli operatori, una sfida per Padova per diventare, assieme ai volontari, una città migliore nella quale i cittadini sentono di far parte di un futuro positivo. E poi Urbs Picta, la straordinaria presentazione di Padova per aspirare a diventare patrimonio dell’Unesco. Penso che Padova e i padovani lo meritino per valorizzare i propri patrimoni artistici e culturali e, perché no, anche il proprio sentirsi padovani.
Un lavoro che è iniziato un anno e mezzo fa e che non può concludersi a fine mandato del sindaco Giordani, perché il rinnovamento va avanti. La città da lasciare a chi seguirà dovrà essere migliore di come la si è trovata. Ma, soprattutto, far sì che tutti si sentano responsabili all’interno di una comunità, quella padovana, dove colori, etnie, religioni, culture si fondono ma non si confondono: un’attesa, un’aspirazione e una necessità. Il rancore e l’odio non portano mai nulla di buono. Questo è il binario su cui camminare.