Ancora in cerca del voto dei cattolici
Leggo e ascolto che molte forze dell’estrema sinistra, alcune fuoriuscite dal Partito Democratico, cercherebbero il voto dei cattolici. Magari di quelli “democratici” piuttosto di quelli “liberali”, che non si sa mai. Naturalmente, più si avvicinano le urne, più sono in buona compagnia: tutti, forse troppi, pensano di portare a casa il voto “cattolico”. Qual è il motivo dell’ansia nel cercare il voto dei cattolici? E sì che ormai, molti intellettuali sembrano dire, utilizzando statistiche di vario genere, che i cattolici siano rimasti una sparuta minoranza di italiani, memori di una provenienza, di una tradizione o di una fede, cercano di vivere come possono la loro appartenenza alla Chiesa Cattolica e anche la politica. O forse le statistiche e le ricerche demoscopiche hanno pesanti margini di errore?
Mi verrebbe da dire se questi gruppi politici hanno chiesto ai cattolici, oltre al voto, cosa ne pensano di questa loro richiesta di voto. Probabilmente, i richiedenti, guardano a papa Francesco, più che ai cattolici, ma lui, come si sa, non vota. La cosa che mi mette più a disagio è, più che il voto chiesto ai cattolici, il silenzio di questi ultimi. Eppure in politica i cattolici esistono, confusi tra i vari partiti e movimenti, ma senza un pensiero comune, lontani dall’essere convergenti su ciò che erano i grandi valori che sembrano anch’essi indeboliti dallo stiracchiamento dei fondamenti che li compongono.
Spesso anche ferocemente antagonisti. Eppure i cattolici parlano di lavoro, di ambiente, di politica, di economia, di democrazia, di bioetica e di molto altro; elaborano pensiero attraverso le settimane sociali, la Dottrina Sociale della Chiesa, le Scuole di Formazione all’Impegno Sociale e Politico delle diocesi e via dicendo. Cercano, in sostanza, di esprimere un pensiero che sia oltremodo attuale e presente nel dibattito politico. M in politica sono divisi e i loro voti semplicemente rivendicati. Da più parti, anche in maniera sempre più velleitaria, si sente parlare dell’esigenza di un partito di cattolici o, un partito ad ispirazione cristiana o, forse, un partito che non saprei ben definire.
Ma probabilmente sono treni a vapore, lenti e oggi inefficaci visto l’apprezzamento degli italiani verso i partiti. Bisognerebbe adattarsi, non come movimento di pensiero, ma come urlatori contro qualcosa o qualcuno, perché il consenso, più che sulla riflessione, sulla proposta, sul pensiero e sulla comprensione, si crea adeguandosi al sistema. Ma credo che questa sia una strada che non ha futuro, ma solo triste presente. La nostalgia può essere una malattia inguaribile e costruisce pensieri inguardabili. Alla fine, il pensiero dei grandi cattolici democratici che hanno costruito la nostra democrazia, credo abbia ancora un valore e anche su questo, chi chiede il voto, ritengo, dovrà confrontarsi.