Primarie o non primarie? La priorità è la nostra città: Padova.
Il dibattito nel partito democratico padovano sta continuando anche dopo il referendum. Stavolta nella diatriba tutta interna tra chi vuole le primarie e chi no per il prossimo candidato sindaco, tra chi ritiene che in città il ricorso alle primarie abbia fatto già danni, e chi cita lo statuto del partito per giustificare quanto afferma. E’ una discussione che non mi entusiasma. Le regole ci vogliono, evidentemente, ma trovo che questo dibattito tutto interno, possa diventare (o forse lo è già!) l’onda lunga del post referendum che interessa ben poco ai padovani. Soprattutto perché, in questa discussione tra politici navigati, della città si parla in forma generica, quando se ne parla. Oppure, c’è chi dice che “dobbiamo avere un candidato si sinistra altrimenti si perde”. Suvvia! Ma di quale sinistra si parla? Forse non ce ne possono essere altri candidati autorevoli, chiamiamoli di centrosinistra (sic!), con capacità, competenze e consenso? Io credo che la storia insegna, ma non sempre si ripete. Vogliamo riconoscere, invece, che Padova ha bisogno di una guida sicura che non è data solo da chi la governerà o di essere più o meno di sinistra, ma di cosa farà qualora vincesse le elezioni? Possiamo dire che se rigenereremo proposte di governo e modelli fotocopia del 2014 senza una visione complessiva e innovativa della nostra città, non faremo il bene dei cittadini? Non possiamo permetterci di rincorrere nessuno dei contendenti alle elezioni, che faranno storia a sé: chi si crogiolerà nella cascata dei consensi nazionali e chi continuerà nella sua rincorsa costruita con il linguaggio che in questo periodo abbiamo conosciuto. La città non ha bisogno di una proposta da maquillage della politica, di ritocchi, di aggiustamenti magari ostentate con un uso violento del dibattito, ma di una vera rivoluzione, fondata su conoscenza e competenza, su visione di futuro, capacità di proposta e chiarezza di governo. Padova ha bisogno di nuova speranza, se vuole ritrovare se stessa al centro di una Regione sempre più mortificata da scelte che sembrano un rifugio per chi da anni si trova al governo e non sa fare grande il Veneto che ormai ha sfibrato. La linfa che può far rinascere la nostra città sta nell’umiltà di chi non si crede arrivato e ha sempre da imparare da altri, che hanno fatto rivivere e rese grandi le loro città. Quindi non solo un uomo o una donna o una coalizione. Qua sta la forza di un partito, di un pensiero che sente come proprio e riconosce ai cittadini il diritto ad essere considerati tali, a prescindere dalla loro provenienza, dal loro stato sociale, dalla religione, dalla ricchezza. Ma anche il dovere di avere chiaro che il solo mondo dei diritti senza i doveri non può rendere ragione della grandezza della nostra città. A loro, ai padovani, ai loro bisogni, alle loro fatiche ci si deve rivolgere.