Mario Bertolissi, Conbtribuenti e parassiti in una società civile, ed. Jovene
di Nereo Tiso
Un volume che rilfette sulla differenza non tra chi paga le tasse e chi no, ma tra chi si costituisce come contribuente onesto e il (non) contribuente parassita. Il contribuente onesto, non solo si accolla l’onere anche del disonesto di sostenere e finanziarie i servizi pubblici, ma anche di onorare gli oneri finanziari derivanti dalla crisi. Questi ultimi sono i soggetti passivi che corrispondono all’obbligo costituzionale posto dall’arte. 53 della Costituzione e cioè “concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”. Ma le spalle del contribuente onesto, scrive il costituzionalista Bertolissi, devono essere forti per sopportare la pressione fiscale che talvolta rasenta la follia derivante anche da politiche economiche che ci hanno portato sull’orlo del fallimnento. Lo sguardo è purtroppo verso l’interesse particolare dei singoli e chi ne ha la forza, preferisce stare con i parassiti dei servizi pubblici che usurpano il diritto degli onesti vantando un proprio (non) diritto a usufruirne. E’ tutto ciò da considerarsi un declino della democrazia, un declino della responsabilità e del sistema della solidarietà sociale che non possono che essere considerati i cardini di un sistema democratico. Ma qui l’autore va oltre la mera, ma pur importante norma che obbliga il cittadini e che viene disattesa dal parassita. La questione è soprattutto etica: viene prima della norma e nasce dal costume. Scrive Bertolissi:”Il problema è di natura etica ed è l’etica che deve offrire la sensibilità indispensabile per comprendere il significato, personale e istituzionale del dovere”. I parassiti smentiscono il senso di futuro e di appartenenza della società in quanto non vi contribuiscono; vanno a svilirne la speranza. Chiaro però che l’onesto si chiede anche il perché contribuisce e vuole chiarezza e non sperpero e dissipazione del denaro pubblico. Ciò non toglie che l’evasione sia un crimine, scrive ancora l’autore, perché ruba all’umnile già in difficoltà, dei diritti garantiti dalla Costituzione e con ciò la sua dignità. Ma esiste anche uno squilibrio tra evasione fiscale, possibilità di contribuire e assenza di sviluppo. Senza sviluppo non c’è lavoro e non c’è possibilità di contribuzione. Ma allo stesso tempo si deve limitare la spesa pubblica per evitare degenrazioni e arrivare ad una detassazione che possa aiutare i contribuenti onesti. Ma il tributo, purtroppo, non viene percepito come un obbligo oper g arantire responsabilmente i servizi e il benessere di tutti, ma un inutile peso. Ma il fisco con il suo prelievo esorbitante al contribunete onesto, può andare a colpire anche il minimo vitale di molti diventando un’aggressione alla vita e all’esistenza. Il parassitismo che nasce dall’evasione dei tributi, sta diventando una “norma” consuetudinaria, un modo di essere che rischia di manomettere il sistema democratico se non si pone con forza rimedio tra i parassiti disonesti e il peso degli oneri con scarsi onori gravato sugli onesti.
contribuente parassita. Il contribuente onesto, non solo si accolla l’onere anche del disonesto di sostenere e finanziarie i servizi pubblici, ma anche di onorare gli oneri finanziari derivanti dalla crisi. Questi ultimi sono i soggetti passivi che corrispondono all’obbligo costituzionale posto dall’arte. 53 della Costituzione e cioè “concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”. Ma le spalle del contribuente onesto, scrive il costituzionalista Bertolissi, devono essere forti per sopportare la pressione fiscale che talvolta rasenta la follia derivante anche da politiche economiche che ci hanno portato sull’orlo del fallimnento. Lo sguardo è purtroppo verso l’interesse particolare dei singoli e chi ne ha la forza, preferisce stare con i parassiti dei servizi pubblici che usurpano il diritto degli onesti vantando un proprio (non) diritto a usufruirne. E’ tutto ciò da considerarsi un declino della democrazia, un declino della responsabilità e del sistema della solidarietà sociale che non possono che essere considerati i cardini di un sistema democratico. Ma qui l’autore va oltre la mera, ma pur importante norma che obbliga il cittadini e che viene disattesa dal parassita. La questione è soprattutto etica: viene prima della norma e nasce dal costume. Scrive Bertolissi:”Il problema è di natura etica ed è l’etica che deve offrire la sensibilità indispensabile per comprendere il significato, personale e istituzionale del dovere”. I parassiti smentiscono il senso di futuro e di appartenenza della società in quanto non vi contribuiscono; vanno a svilirne la speranza. Chiaro però che l’onesto si chiede anche il perché contribuisce e vuole chiarezza e non sperpero e dissipazione del denaro pubblico. Ciò non toglie che l’evasione sia un crimine, scrive ancora l’autore, perché ruba all’umnile già in difficoltà, dei diritti garantiti dalla Costituzione e con ciò la sua dignità. Ma esiste anche uno squilibrio tra evasione fiscale, possibilità di contribuire e assenza di sviluppo. Senza sviluppo non c’è lavoro e non c’è possibilità di contribuzione. Ma allo stesso tempo si deve limitare la spesa pubblica per evitare degenrazioni e arrivare ad una detassazione che possa aiutare i contribuenti onesti. Ma il tributo, purtroppo, non viene percepito come un obbligo oper g arantire responsabilmente i servizi e il benessere di tutti, ma un inutile peso. Ma il fisco con il suo prelievo esorbitante al contribunete onesto, può andare a colpire anche il minimo vitale di molti diventando un’aggressione alla vita e all’esistenza. Il parassitismo che nasce dall’evasione dei tributi, sta diventando una “norma” consuetudinaria, un modo di essere che rischia di manomettere il sistema democratico se non si pone con forza rimedio tra i parassiti disonesti e il peso degli oneri con scarsi onori gravato sugli onesti.