Momento difficile per l’umanità

Momento difficile per l’umanità

Le ultime settimane ci presentano fatti drammatici: Orlando, Dallas, Dacca, Bagad, Nizza e il tentativo, un po’ rozzo, di golpe in Turchia rapidamente chiuso al prezzo di centinaia di morti e migliaia di arresti. I massacri dell’ISIS e la loro violenza talmente inaudita e intollerabile, tanto spettacolarizzata da diventare fonte da cui, personaggi spesso anonimi, si abbeverano per arrivare a folli gesti. Personaggi, ben descritti da qualcuno: “from zdonneero to Hero” e cioè, uno che non  è nessuno può diventare un eroe uccidendo in un nome di un Dio usato e abusato a discrezione. E la Brexit inglese, le chiusure, la difficoltà della vecchia Europa che negli stati che la compongono, vecchi e nuovi, si dimostra  incapace di dare risposte forti  alle scelte nazionaliste e populiste dei diversi leader, ma anche ai cittadini che chiedono spinte innovative e di stare di più dalla loro parte. E poi i migranti che, sempre più numerosi, approdano sulle nostre coste e in Grecia per poi inoltrarsi nei paesi europei che li rifiutano, li respingono.

Fuggono da situazioni drammatiche e trovano, dopo   la straordinaria umanità  degli operatori nella la prima accoglienza, rifiuto travestito da ataviche paure che spesso sfociano in un malcelato razzismo. E poi la continua scia di morte, di massacri, di crudeli attentati con vittime senza nome, che lasciano appena qualche traccia nei TG o in qualche quotidiano perché africane o comunque afgane o di altri paesi meno influenti  nel panorama mondiale se non perché paesi in guerra.  E poi, una campagna per le presidenziali americane che continua, nel suo personaggio Trump, a innescare la mina dell’immigrazione e dell’odio razziale che di certo negli Stati Uniti ha una storia, un peso e una forza. Non credo al complotto, ma penso che per molti esista una volontà di destabilizzare le democrazie, di trovare l’ideale condottiero per portare fuori i paesi da una sacca di difficile soluzione nella quale si sono trovati e ristabilire, finalmente, l’ordine costituito, ridando voce all’etnia dominante contro i nuovi invasori.

E così abbiamo le Le Pen in Francia, gli Orban in Ungheria, i Kaczinschi in Polonia, gli Hofer in Austria, i Fico in Slovacchia ecc. I ricordi delle sofferenze patire da questi popoli nei drammi del’900, rimangono date, celebrazioni di ricorrenze, materiale per studiosi , ma sono state troppo rapidamente dimenticate dai popoli che si sentono oppressi in democrazia.  Dove sta andando l’umanità? Sembra che i tempi del disprezzo della vita, dell’arroganza del potere, della volontà di destabilizzare, delle soluzioni forti e immediate, abbiano il sopravvento sull’esigenza  di trovare soluzioni difficili che rendano vivibile questa umanità sempre più alla deriva.  L’Africa, da anni, è abbandonata a se stessa, se non utilizzata e sfruttata per le sue enormi risorse naturali e ora le sue donne e i suoi uomini più giovani, vilipesi da mercanti  senza scrupoli; l’Iraq e l’Afgnaistan sta vivendo una guerra civile iniziata da chi, poi, ha pensato bene di pentirsene ammettendo l’errore. E infine,  il grande lago Mediterraneo può diventare ancora luogo di scontri più che di mare dove si è costruita una grande storia comune.
Una sola voce sfugge a queste continue tragedie, quella del papa, unica, al momento,  potente e chiara nel dare messaggi di speranza. Forse il papa non ha bisogno di consenso e non ha eserciti da schierare, ma ha una comunità e una umanità a cui parlare.

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