Fusione di Comuni: la voracità politica di Bitonci sui piccoli comuni

Fusione di Comuni: la voracità politica di Bitonci sui piccoli comuni

Sappiamo che ci sono comuni che tentano faticosamente di fondersi; comuni piccoli e medi che cercano di di ridare maggiore respiro ai loro cittadini, riducendo i costi. Molti i comuni che ci stanno tentando non senza difficoltà, 
talvolta ingabbiati dalla burocrazia e dai contrasti della politica. Le difficoltà ci sono anche perché i campanili ps2sono un elemento aggregativo, identitario, di riferimento nel quale i cittadini si riconoscono. Si fa sempre fatica far scomparire il proprio di campanile per vederne comparire all’orizzonte  un altro. Ma molti sindaci e amministrazioni capiscono che ormai il  cambiamento è inesorabile e pensano che da ciò si possa trarne beneficio, senza che nessuno campanile venga abbattuto, nessuna tradizione e nessuna identità venga cancellata, bensì unificata.

Altra cosa è ciò che vorrebbe fare il sindaco Bitonci, una sorta di “evoluzionismo amministrativo”, dove il più robusto vorrebbe, senza chiedere, sbranare il più debole. Il malcapitato dovrebbe essere, a dire del sindaco di Padova il Comune di Ponte san Nicolò, ma il sindaco Rinuncini, che sta già lavorando per la fusione con i comuni di Polverara e Legnaro, ha risposto picche con determinazione, di fronte alla solita arroganza del sindaco di Padova. Essere periferia della periferia, dice il sindaco Rinuncini, non sarebbe solo la scomparsa di Ponte san Nicolò, ma un isolamento che certamente non farebbe piacere ai cittadini di Ponte san Nicolò.

Naturalmente l’obiettivo di Bitonci è quello del dominio sulla grande Padova, tentando di fare un boccone dei comuni più piccoli, tra l’altro dei comuni che non la pensano proprio come lui. La sua volontà di  dominus  diventerebbe garanzia leghista di governare nei comuni contermini, rafforzando Bitonci nella sua corsa verso la region e, riducendo all’insignificanza i comuni più piccoli, ma soprattutto il loro governo. Addirittura il sindaco di Padova chiede un referendum:  indetto da chi e aperto a chi? Un tentativo espansionistico  usando tutte le armi della solita propaganda . Una democrazia leghsita che nulla ha a che fare con l’altra democrazia, quella che il sindaco del capoluogo sembra, in questo momento, far finta di non conoscere.

Insomma, dal “paroni a casa nostra” al “paroni a casa dei altri”.

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