Uber, tra divieti, piccoli poteri e smartphone.

Uber, tra divieti, piccoli poteri e smartphone.

I tassisti hanno esultato quando Uber, la nuova compagnia di trasporto locale americana sbarcata anche in Italia, è stata condannata dal  tribunale di Milano, nel maggio 2015, a chiudere i battenti per una serie di reati. Alcuni tassisti inferociti per la presenza del nuovo operatore, si erano scagliati, non solo contro la compagnia, ma anche contro coloro, i “drivers”, che operavano per Uber. Comprensibile da una parte, inaccettabile dall’altra. Uber rende, o almeno sembra, la vita più facile a chi vuole spostarsi in città al netto di ubercorsie preferenziali, che potrebbero allungare il tragitto, di autisti non “originali” e di leggi che, forse, in questo momento, possono giocare a loro sfavore. Sta di fatto che il costo del trasporto, con Uber, sembra essere decisamente inferiore dato che, rispetto al taxi che conosciamo, ci sono molti meno impedimenti burocratici, possibilità di avere un trasporto rapido e comunque efficiente, disponibilità maggiori e di mezzi.

La sentenza del Tribunale di Milano che ha sospeso il servizio però, è stata  ribaltata dall’Autorithy sul trasporto, che auspica una legge per la regolamentazione dei nuovi servizi, ma non una chiusura del nuovo sistema di contatto tra cliente e driver attraverso un’applicazione nel proprio telefono. Non proprio come volevano i tassisti. Credo che il problema sia comunque capire se,  ridurne la diffusione o comunque cercare in ogni modo di porre dei veti, potrà  impedire che in futuro nelle nostre città altri sistemi di trasporto rapidi, meno costosi e con un sevizio comunque veloce potranno non coesistere con gli altri trasporti più tradizionali.  Conosciamo, tra l’altro, altri sistemi che vengono utilizzati con facilità ed estremamente concorrenziali nel trasporto persone anche in lunghi viaggi. Pensiamo a Blablacar che, utilizzando un’applicazione per smartphone e un sito, mette insieme la domanda di chi ha bisogno di un passaggio per non pagare i costi talvolta proibitivi di treni o aerei, e l’offerta di chi fa il medesimo tragitto e può mettere a disposizione alcuni posti della sua auto. Il primo paga meno il secondo si paga il viaggio: semplice. Rischioso?

Nulla è a rischio zero: chi legge con cura il sito e i feedback dei passeggeri sugli autisti, fa qualche riflessione e qualche calcolo e poi, decide. Qualcuno, garantito, ha girato l’Europa con i passaggi in Blablacar. Credo che trovare qualsiasi escamotage per bloccare le nuove tecnologie o i nuovi sistemi di trasporto, anche locale, sia quantomeno indicativo  di una  fatica ad avere una visione di futuro che, si voglia o meno, incalza le nostre sempre più esili sicurezze, soprattutto in campo economico e del trasporto pubblico. Questo non significa che qualcuno debba andarsene, ma che la concorrenza potrebbe fare del bene a tutti gli operatori del trasporto pubblico locale e ai  cittadini che, magari, con in prezzi più bassi, potrebbero decidersi ad utilizzare con maggiore frequenza i mezzi pubblici con autista liberando anche i tassisti dai loro tempi morti. Meno tempi morti, più tecnologia, prezzi più bassi porteranno  benefici a tutti. Il futuro delle nostre città sarà anche questo? La risposta abbiamo già iniziato a vederla.

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