Servizi Sociali di Padova all’USL: perché? Scelte discutibili e poco chiare.

Servizi Sociali di Padova all’USL: perché? Scelte discutibili e poco chiare.

Nessuno  vuole mettere in discussione le competenze e le professionalità dell’USL 16 e quelle degli operatori dei servizi sociali del Comune di  Padova, ma l’annuncio del sindaco di  trasferire praticamente tutti i servizi alla persona dal Comune all’USL, pone domande e chiede cautela.  Innanzitutto i Servizi Sociali, com’è clochardprevisto dalla legge attuale, devono contribuire al benessere della persona. Il rischio che con il trasferimento   si manchi di prospettiva e la dimostrazione di scarsa lungimiranza da parte dell’amministrazione per un settore così strategico del Comune, evidenzia la scarsa attenzione verso il sociale dimostrata da una serie di episodi non di poco conto: ridotte le assegnazioni nell’ultimo bilancio,(v. riduzione del budget per il servizio
Educativo Domiciliare rivolto a minori in difficoltà)  allontanata l’assessore, trasferito  il  Capo Settore, la cui competenza e professionalità è sempre stata riconosciuta da tutti. Tutto questo a scapito della  progettualità  necessaria per migliorare i servizi essenziali ai cittadini più in difficoltà.

Ma è evidente che questa amministrazione ama la disgregazione, perché nulla deve essere più come prima. Di fatto i Servizi Sociali, per la nostra amministrazione, sono diventati un peso che non dà “soddisfazione” ai fini elettorali ma solo problemi.  Quindi si è arrivati al progressivo  smantellamento del settore fino ad all’annuncio della sua completa cancellazione. E per fare questo si pensa che tutta l’assistenza possa essere “sanitarizzata”, con una prevaricazione di quest’ultima che nulla fa pensare di buono. Tutto delegato all’assistenza di tipo sanitario? Ma sappiamo che tutto non può esserlo. La legge assegna l’organizzazione, la gestione, la programmazione dei servizi sociali ai Comuni, quindi, perché assegnarli all’USL? Senza contare l’inesorabile declino che gli stessi stanno avendo con la cronica precarizzazione delle assistenti sociali e la  pesante assenza di continuità nel seguire i servizi e le persone che li si rivolgono. Che fine faranno i servizi assegnati ai Comuni: assistenza alle famiglie in difficoltà, ai minori disagiati, ai minori non accompagnati, alle povertà estreme; assistenza domiciliare (non solo sanitaria), assistenza agli anziani, i centri residenziali e diurni e il controllo di enti che erogano servizi per conto del Comune? Regna ancora molta confusione.

 E’ chiaro che ci sia stato un crollo dell’interesse dell’amministrazione per chi sta peggio, costruendo anche in questo delicato ambito, delle differenze tra “padovani” e “non padovani”. L’onere assistenziale è complesso, ma se non si pensa e non si programma, il rischio di abbandono e di caduta è altissimo. Tra l’altro la legge prevede chiaramente quali sono le competenze delle USL: prevenzione della salute, prevenzione delle patologie congenite, invalidanti, interventi diagnostici e terapeutici e via dicendo. In sostanza, ciò che riguarda tutto l’aspetto sanitario con assistenza a livello ambulatoriale. Ciò non significa che l’USL abbandoni il sociale, ma di certo non fa parte della sua mission istituzionale.  Il Comune,  tenuto conto di quelle che sono le norme costituzionali, dellaLegge 8 novembre 2000 n. 32“Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”, della normativa nazionale e regionale in materia dei servizi e interventi alla persona, persegue la finalità di tutela e sviluppo della qualità della vita degli individui.  Ha il compito istituzionale di proporre interventi mirati e coordinati, per promuovere il benessere sociale della popolazione in collaborazione con altri soggetti sia pubblici che privati, che metta al centro il cittadino.

Sarebbe altresì da chiarire da parte del Sindaco il rapporto tra costi e i benefici dell’operazione di trasferimento dei servizi per un Comune così importante come quello di Padova. Sappiamo che, nel 1980 e quindi in tempi molto diversi,  è stato fatto un trasferimento da parte di un Comune del Veneto  all’USL delle funzioni dei Servizi Sociali che ha avuto esito negativo. Infatti il Comune, dopo un’esperienza di qualche anno, fece retromarcia. E il Comune di Chioggia, dopo aver aderito al trasferimento, ha deciso di ritornare sui suoi passi. Non così Cittadella e il Camposampierese che però  hanno un numero di abitanti di molto inferiore a Padova. Credo che  le domande da porre al Sindaco siano:   perché il trasferimento? Sarà un miglioramento del servizio o un abbandono di alcuni servizi? Si crede che l’USL possa avere un rapporto più diretto con i cittadini in difficoltà rispetto al Comune? Si pensa che l’USL operi meglio del Comune? A questo punto sembra chiara l’incapacità gestionale, progettuale e programmatica dell’amministrazione comunale sui Servizi Sociali e la volontà di abdicare alla loro. E l’assessore che fine ha fatto? Molto imbarazzante. Che fine faranno i 120 dipendenti comunali del settore e, assieme a loro, le assistenti sociali precarie? La linea strategica adottata appare chiara: Quando i problemi non emergono e ancor meno emergeranno perché mancherà chi li rileva sul territorio (assistenti sociali?),  per l’Amministrazione  non esisteranno… spariranno e così non avrà più senso mantenere in vita i servizi, considerato che i problemi non ci sono!  C’è bisogno di chiarezza  e trasparenza, di dare risposte vere a chi sta peggio, ai dipendenti e a tutti i cittadini. Non vorrei che  l’unico costo-beneficio calcolato da parte del sindaco fosse ancora quello  propagandistico-elettoralistico. Quindi, spostare il problema per non occuparsene

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