• Cattolici democratici: il tempo si è concluso?
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Cattolici democratici: il tempo si è concluso?

L’elezione del presidente Mattarella ha suscitato l’entusiasmo di molti, dal Partito Democratico in tutte le sue componenti che si sono temporaneamente ricompattate, alla sinistra di SEL e parte della destra. Ma ha suscitato, soprattutto, una speranza in molti italiani che vedono in Sergio Mattarella la persona giusta, per bene, equilibrata, di garanzia, eletta presidente al momento opportuno in una situazione complicata come quella italiana. Certamente la sua elezione è stata anche una importante strategia politica di Renzi. Ma la provenienza di
diognetoMattarella dai cattolici-democratici, da quel pensiero evangelicamente ispirato ma laicamente vissuto, con un’idea alta della politica fatta di preparazione, di studio oltre che mediazione nel riconoscere le ragioni dell’avversario, ha suscitato una importante riflessione a chi guarda a quel “pensiero”. La Pira, Lazzati, Moro, Scoppola, grandi statisti, intellettuali, politici,  uomini di fede e di governo, che hanno saputo tenere la schiena dritta di fronte a ingerenze di ogni genere, distinguendo l’azione politica fatta scelte, talvolta difficili, vissute  alla luce dei fondamenti della dottrina Sociale della Chiesa, dalla propria fede facendola  diventare scelta di laici maturi   per la realizzazione del bene comune. I cattolici, o meglio il pensiero cattolico che ha ispirato uomini e donne straordinarie al governo del paese e delle città,  ha ancora , a partire dai suoi fondamenti, qualcosa di importante da dire? Caduto il partito di riferimento, alcuni    importanti esponenti dell’episcopato, talvolta in modo diretto, hanno preso  in considerazione alcune scelte della politica italiana, quasi nascondendo il   ruolo di un  laicato maturo e politicamente impegnato, capace e preparato, che, nel corso del tempo, si è intiepidito riducendosi a minoranza quasi silenziosa nei diversi schieramenti politici. Gli incontri di Todi,   che hanno avuto, pur nel lodevole tentativo di recuperare il tempo perduto e di riunire le forze di ispirazione cattolica, un  rapido passaggio senza lasciare alcun segno significativo,   che cosa si può ancora dire? La riunificazione dei cattolici in un partito ormai mi sembra antistorica vista la diaspora nei diversi partiti delle coalizioni, ma penso che la rielaborazione del pensiero che ha fondamenti nella lunga storia del cattolicesimo democratico, sia opportuno e di buon auspicio per costruire insieme ad altri con altre culture di provenienza, un strada nuova sulla quale camminare. Nascondersi dietro il pensiero egemone dell’una o dell’altra parte porterebbe alla scomparsa di una storia che ha sedimentato su di sé la voglia di cambiamento e di miglioramento del paese. Questo non sarebbe male solo per i cattolici, ma per tutti coloro che riconoscono che la diversità di opinione e la capacità di mediazione posso far ripartire una nuova stagione, anche alla luce del pensiero forte di papa Francesco.   Capaci di operare per migliorare il nostro paese e le nostre città, lontani dai populismi, dalle volgarità, dall’istigazione al razzismo, dall’arroganza, dal servirsi dei deboli per becera propaganda, penso si possa uscire dall’assopimento senza spinte isolazioniste ma con chiarezza. Diceva Scoppola: “A scelte sempre più impegnative devono corrispondere intelligenze migliori e idee radicate e condivise, non improvvisazioni”.

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