Basta sfregiare la nostra città!
La tragedia che ha colpito la stampa libera mette in subbuglio le coscienze, la politica, il pensiero, le famiglie e i parenti dei trucidati, la Francia insieme a tutto il modo libero. E’ il momento dei nervi saldi, di non perdere la strada maestra dei valori che hanno fondato l’Europa evitando spinte emotive soffiando sul fuoco dell’odio e della violenza. Ma Padova non è come le altre città, il suo sindaco non ha perso occasione per muoversi contro i musulmani, contro chi non è come lui, contro chi non la pensa come lui, contro chi non è leghista come lui, contro chi non è cristiano (?) come lui, almeno così dice. Il dramma subito dalle famiglie dei giornalisti e dei poliziotti assassinati e da un intero paese, dovrebbe con forza suscitare indignazione verso ogni forma di violenza . Invece la violenza verbale del sindaco, purtroppo, non aspettava altra occasione, anche la più drammatica, per mostrare tutto il suo rancore verso una religione che pensa istigatrice del terrorismo, un popolo, gli immigrati che lui associa o considera, se non dei terroristi, certamente dei sostenitori del terrorismo; li vuole cacciare, non li vuole accogliere così come rom e poveri. La nostra città ha preso una piega pesante e non si sa dove si arriverà, quale futuro. Questa la città sicura promessa? Volgarità, insulti, disprezzo, arroganza, odio, provocazioni condiscono giornalmente il vocabolario del sindaco e dei suoi in un tipico linguaggio vetero-neo leghista. La domanda che mi pongo dopo sette mesi: “Quale idea di città ha il nostro sindaco e il suo contorno? Forse pensa che si possa continuare in questo modo e per quanto tempo? Pensa che questo modo di governare apra Padova al mondo e ne vengano riconosciuti i meriti scientifici, la sua straordinaria storia, la sua grande Università, la sua ricchezza culturale? Padova, dopo le immani tragedie della guerra e del terrorismo, non ha mai conosciuto un momento di imbarbarimento come questo e non può accettarlo. Questa non è politica, non è la nostra città. I padovani sono migliori del sindaco che hanno eletto, sono migliori delle offese quotidiane che sono costretti ad ascoltare, magari contro il vicino di casa extracomunitario, la propria badante, il compagno di classe musulmano o non italiano. Padova e i padovani devono riprendere le redini della città con la cultura, l’Università, la convivenza pacifica, le sue antiche tradizioni religiose. L’odio, la barbarie non hanno mai portato a nulla di buono, basta voltarsi indietro. Non sono certo i marciapiedi asfaltati o qualche rotonda in più che fanno grande una città, ma il rispetto per la persona, la tolleranza, la giustizia, la storia, la cultura; un città per il futuro e non per il passato, una città lontana dalla mediocrità nella quale stiamo scadendo. Questo è ciò che vogliamo: che lo sfregio di Padova abbia fine.